Guidonia. Approvato in Giunta il Piano Triennale Anti Corruzione

In In Evidenza, Politica, Primo Piano da Yari Riccardi

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Atto complesso, il piano triennale anticorruzione della Città di Guidonia Montecelio. Sull’efficacia sapremo dire poi, una volta che sarà attivo e presente in tutti i settori. Quello che possiamo dire, a una prima lettura, è che sono presenti alcuni fattori che probabilmente dovevano essere meglio esposti in fase di redazione e sui quali la giunta, che lo ha approvato, avrebbe dovuto chiedere maggiori delucidazioni. Occorre grande attenzione in un ambito come il sistema dell’anticorruzione, a maggior ragione visti i tempi che la politica vive, proprio poco lontano da Guidonia. Resta tuttavia un dato certo, almeno come base: il Sindaco e la Giunta hanno fatto la loro parte, facendo redigere e approvando il piano. La rotazione dei dirigenti è prevista, e saranno proprio loro una delle componenti più importanti del sistema amministrativo: dovranno valutare il rischio e la pericolosità di una posizione, decidendo se intervenire o meno a prescindere dal grado di rischio dato dal piano ai vari settori. Un atto di grande valenza politica, che mette tutti davanti alle proprie responsabilità. Un atto che, tuttavia, presenta passaggi probabilmente rivedibili.

Cosa è il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione? Parliamo di “un documento programmatico che, previa individuazione delle attività dell’Ente nell’ambito delle quali è più elevato il rischio che si verifichino fenomeni corruttivi e di illegalità in genere, definisce le azioni e gli interventi organizzativi volti a prevenire detto rischio o, quanto meno, a ridurne il livello. Tale obiettivo viene perseguito mediante l’attuazione delle misure generali e obbligatorie previste dalla normativa di riferimento e di quelle ulteriori ritenute utili in tal senso. Da un punto di vista strettamente operativo, il Piano può essere definito come lo strumento per porre in essere il processo di gestione del rischio nell’ambito delle attività amministrative svolte dall’Ente”. Prevenzione e formazione della cultura della legalità, su questo deve essere impostato il piano.

I dirigenti ruotano tutti? Come detto, i dirigenti hanno un ruolo fondamentale: “partecipano al processo di gestione del rischio; concorrono alla individuazione delle attività nell’ambito delle quali è più elevato il rischio corruzione e alla definizione di misure idonee a prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione e a controllarne il rispetto da parte dei dipendenti delle strutture cui sono preposti; provvedono al monitoraggio delle attività svolte nelle strutture a cui sono preposti, nell’ambito delle quali è più elevato il rischio corruzione, disponendo, con provvedimento motivato, la rotazione del personale nei casi di avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva; svolgono attività informativa nei confronti del R.A.C. ai sensi dell’art. 1, comma 9, lett. C, della L. 190 del 2012; osservano le misure contenute nel P.T.P.C.; vigilano sull’applicazione dei codici di comportamento e ne verificano le ipotesi di violazione, ai fini dei conseguenti procedimenti disciplinari; adottano le misure gestionali, quali l’avvio di procedimenti disciplinari, la sospensione e rotazione del personale (artt. 16 e 55 bis D.Lgs. n. 165 del 2001)”. Un ruolo fondamentale, di responsabilità, che prevede rotazione – disposta dal sindaco – “per tutti gli uffici individuati come aree a rischio corruzione, per le posizioni organizzative, allorché è possibile garantire la fungibilità professionale, dovrà essere disposta la rotazione degli incarichi, in modo che nessun soggetto sia titolare dell’ufficio per un periodo superiore a due anni, onde evitare che possano consolidarsi delle posizioni di privilegio nella gestione diretta di determinate attività correlate alla circostanza che lo stesso funzionario si occupi personalmente per lungotempo dello stesso tipo di procedimenti e si relazioni sempre con gli stessi utenti”. Per i dirigenti la durata dell’incarico non può essere superiore a tre anni “ad esclusione delle figure infungibili (Comandante Polizia Municipale e dirigente Avvocatura) e non sostituibili (dirigente delle Finanze) se non previo parere del Nucleo dei Revisori”. Questo è probabilmente uno dei punti da rivedere. A rigor di logica era forse preferibile dare un completo rinnovamento al sistema, mettendo tutti i dirigenti sullo stesso piano per operare un atto di trasparenza a 360 gradi e non parziale come sembra essere in questo modo. Stesso discorso per le posizioni organizzative: “nei casi di posizioni non apicali e per le posizioni organizzative la rotazione è disposta da Dirigente. Sono escluse, non rientrando ad alto rischio corruzione e per la particolare professionalità ricoperta, le P.O. dell’Avvocatura, del Gabinetto del Sindaco, degli Organi Istituzionali e della Polizia Municipale”. Evidentemente, vale quanto scritto sopra. La rotazione è comunque esclusa se non esistono, all’interno dell’Amministrazione, almeno due professionalità inquadrate nello stesso profilo dell’incarico oggetto di rotazione e aventi tutti i titoli culturali e professionali richiesti per ricoprire detto incarico. “In tal caso, il responsabile della prevenzione provvede a definire dei meccanismi rafforzati di controllo, all’interno dei procedimenti di controllo interno”.

Le aree di rischio e la mappatura dei processi. “Per mappatura dei processi si intende l’analisi dei processi attuati all’interno dell’Ente al fine di individuare quelli potenzialmente a rischio di corruzione, secondo l’accezione ampia contemplata dalla normativa e dal P.N.A”. Una operazione, quella della mappatura, effettuata con riferimento a tutte le aree che comprendono i procedimenti e le attività che la normativa e il P.N.A. considerano potenzialmente a rischio per tutte le Amministrazioni, quindi “acquisizione e progressione del personale; affidamento di lavori, servizi e forniture; provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto economico diretto ed immediato per il destinatario; provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto economico diretto ed immediato per il destinatario”. Livello di rischio “Medio” per il processo “Edilizia Residenziale Pubblica”: “Indebito riconoscimento requisiti per inserimento e/o alterazione graduatorie; indebito riconoscimento titoli; valutazione non omogenea dei requisiti d’accesso; mancata adozione provvedimenti di decadenza in violazione normativa di settore per agevolare soggetti determinati”, su questo si sofferma la mappatura, e forse, vista soprattutto la particolare situazione abitativa del Comune ci saremmo aspettati un livello di rischio un po’ più alto, anche per dare una risposta alle immancabili polemiche che arrivano dopo le rare assegnazioni di alloggi popolari. Rischio “basso” per le concessioni cimiteriali, per “Omesso/scarso controllo requisiti; indebita concessione”, rischio medio per “Concessioni patrocini, sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, agevolazioni tariffarie, benefici e vantaggi economici”, sia di considerevole rilievo economico che di non particolare rilievo. Molta attenzione per i processi relativi all’edilizia e all’urbanistica – “Procedimenti inerenti titoli per l’attività edilizia e per le conformità e agibilità”, l’unica area con rischio “alto” – e una attenzione media per tutto il resto. Che ci sta, alla fine. Ma ci insegna la storia – e la cronaca – che i fenomeni di corruzione nascono spesso dove non ci si aspetta. Visto il buon lavoro di mappatura – con qualche crepa – fatto, forse un innalzamento del rischio anche in altre aree avrebbe messo tutti maggiormente davanti alle proprie responsabilità. Cosa che, di questi tempi, male certamente non fa.

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