Sono più di cinquecento i manifestanti riuniti la mattina del 18 febbraio in piazza Matteotti: la loro è una richiesta di giustizia.
Giustizia, dicono, perchè un nuovo impianto TMB non può essere realizzato su un sito già fortemente inquinato, perpetuando la vita ventennale di una discarica che doveva chiudere anni fa. Giustizia perchè il nuovo impianto non possiede le autorizzazioni legittime: prima fra tutte quella paesaggistica, obbligatoria poichè l’area è parco naturale dal 1996.
La manifestazione è stata organizzata dal CRA (Comitato Risanamento Ambientale di Guidonia) e doveva tenersi in concomitanza con lo svolgimento in aula consiliare della conferenza dei servizi, in cui si sarebbe discusso il piano di caratterizzazione dell’Inviolata.
Nonostante la conferenza sia stata rinviata per la mancata presenza dell’ARPA, i manifestanti non si sono scoraggiati: la piazza resta piena mentre i rappresentanti del CRA consegnano al sindaco la petizione, sottoscritta da 1500 firme, per l’immediata chiusura dei cantieri del TMB e per la bonifica e l’apertura al pubblico del sito.
Una bonifica necessaria e da effettuare subito come hanno spiegato in piazza gli stessi volontari del CRA: “la situazione non si può protrarre a lungo, i dati dell’ARPA rivelano la presenza di sostanze altamente nocive nella falda acquifera sottostante la discarica”.
Arsenico, nichel, ferro, manganese, cobalto, i veleni hanno molti nomi e molti responsabili, ma soprattutto, minacciano tutti.
Ad insistere ulteriormente su quest’aerea da bonificare c’è il nuovo impianto TMB (trattamento meccanico-biologico) che, continuando a rilasciare nella terra gli scarti della propria lavorazione, trasformerà i rifiuti in “eco-balle”, un combustibile la cui destinazione potrebbero essere anche i forni del cementificio Buzzi-Unicem.
“Hanno venduto la nostra salute per il loro guadagno”: sono le parole di indignazione di chi da anni combatte contro la discarica e contro la negligenza di coloro che per primi dovrebbero tutelare la salute dei cittadini, ma soprattutto contro l’indifferenza di una popolazione che da tempo accetta una situazione inaccettabile. “Il nostro tentativo è proprio questo: informare la gente. Quando ci vengono a dire che l’impianto è necessario, noi dobbiamo saperlo che non è la verità”, spiega Alessandro, volontario del CRA.
Dopo i membri del CRA, la parola viene passata al Comitato Popolare Nord Est Lazio e ai cittadini, tra tutti un bambino alle cui parole la folla quasi si commuove: “Mi chiamo Mirko ho 8 anni e voglio dire questa cosa contro la discarica, volete bene ai vostri figli? Sembra di no. La discarica deve chiudere o la salute di tutti è in pericolo”.
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