Dopo lo stato di calamità naturale, il comune di Subiaco racconta i giorni della catastrofe. Giorni in cui tutto è stato messo in campo per venire a capo di una situazione davvero insostenibile. Mezzo metro di neve già da venerdì 3 febbraio, che ha provocato centinaia di cadute di alberi con conseguente blocco delle strade, interruzione di linee telefoniche e della luce sia pubblica che privata. “La perdita della corrente elettrica ha comportato anche il blocco di quasi tutti – spiega il sindaco Francesco Pelliccia in una nota – i riscaldamenti e progressiva carenza d’acqua dovuta al blocco delle pompe dell’acquedotto. Tutte le frazioni sono rimaste isolate, la maggior parte di esse fino alla giornata di domenica. La neve alta ha reso estremamente difficili tutte le operazioni di soccorso e di ripristino”. Tutti in campo per salvare il salvabile: è stato creato dall’amministrazione un Gruppo di Coordinamento oltre che con la locale protezione civile, con i carabinieri di Subiaco, i vigili del fuoco della caserma di Subiaco e il locale gruppo della guardia forestale, preziosissimo seppur ridotto a due sole unità. “Viste anche le grandi difficoltà di coordinamento – prosegue Pelliccia – con la protezione civile provinciale e in assenza di ulteriori risorse da parte di enti sovra comunali, sono stati mobilitati i volontari comunali e i cittadini che hanno ritenuto di mettersi a disposizione. Il contributo di tanti è stato generoso e preziosissimo”. Un fatto che ha significato molto: un paese che diventa ancor più comunità e si mobilita nell’emergenza. Un lavoro proibitivo, vista l’enorme estensione territoriale e la grande quantità di frazioni e case isolate disperse sul territorio, lavoro aggravato dalla mancanza di corrente e del segnale del cellulare, anche nel centro città. Basti pensare che il coordinamento di emergenza guidato personalmente dal sindaco ha operato al lume di candela e con una sola linea telefonica, dovendosi trasferire presso il comando dei vigili urbani perché la casa comunale era completamente isolata). Pur in presenza di una sola linea telefonica sono state ricevute centinaia di segnalazioni, a cui si è cercato di rispondere nei limiti delle risorse disponibili e cercando di dare priorità agli eventi che presentavano caratteristiche di gravità maggiore. A causa della assoluta insufficienza di mezzi e in mancanza di mezzi ulteriori provenienti da altre istituzioni, il Comune ha richiesto il supporto di tutte le ditte private che avessero mezzi spazzaneve, pale meccaniche o cestelli a disposizione. “Abbiamo dovuto anche richiedere il contributo di varie ditte di taglio boschivo per liberare le strade dagli alberi caduti. Molti di loro hanno lavorato incessantemente per aiutare, altri sono stati meno disponibili”. Altro punto: gli sfollati, per i quali il comune si è adoperato per trovare ospitalità, e la mancanza di carburante (è stato utilizzato il gasolio del Deposito Cotral locale ed è stata attivata una pompa di benzina tramite gruppo elettrogeno). Lo sforzo per le casse comunali è stato ingente.“Tra le altre emergenze si è coordinata con la protezione civile la installazione di un gruppo di elettrogeno di emergenza – va avanti Pelliccia – presso il nostro ospedale durante il giorno di black-out totale. Si è inoltre provveduto a spalare il tetto del pronto soccorso (a rischio di sfondamento per il carico della neve), alla pulizia delle vie di accesso, al ricollocamento delle ambulanze del 118 presso l’ospedale e coordinare il trasporto dei malati in dialisi”. Oggi sono libere quasi tutte le frazioni, altre sono state raggiunte a piedi o con mezzi di fortuna per verificare le condizioni dei cittadini bloccati e per prestare soccorso in caso di situazioni particolarmente difficili. Situazioni comuni, vista anche la conformazione della zona: particolarmente difficoltoso è stato il soccorso presso l’eremo di S. Biagio e della vicina comunità “in dialogo”. “Grazie all’intervento di motoslitte private e della Guardia Forestale, nonché di volontari muniti di sci e ciaspole, sono state trasferite sei suore e l’intera comunità dei giovani, isolati da giorni e privi di elettricità, acqua e collegamenti telefonici. Le rimanenti 3 suore che non si sono volute trasferire, sono state fornite di stufa a gas”. Coordinamento, quello di Subiaco, che è diventato punto di riferimento per gli interventi nella Valle dell’Aniene : due camion di sale sono giunti nella mattina di lunedì 6 febbraio, e sono stati collocati presso Subiaco per la distribuzione ai mezzi della protezione civile degli altri comuni e della Provincia di Roma. Allo stesso modo il Comune si è adoperato per trovare delle cisterne per 8000 litri di carburante per i mezzi di soccorso che sono stati portati oggi con una autocisterna dell’esercito. In serata una lieta sorpresa: l’arrivo di un potente mezzo spalaneve dell’esercito che sarà usato per le strade più grandi. “Il Coordinamento si è costantemente impegnato presso l’Enel, le compagnie telefoniche e l’Acea per il ripristino dei servizi essenziali. La perdita dei ponti radio della protezione civile, e dei collegamenti telefonici sia fissi che mobili ha reso estremamente difficile coordinare gli interventi, e soprattutto nei primi due giorni agire con la dovuta celerità in zone di emergenza”. Il sindaco Pelliccia si è detto “fiducioso di riuscire a risolvere tutte le emergenze residue entro la giornata di martedì, e di prevedere un graduale ritorno alla normalità nei prossimi giorni”. Con un occhio al cielo, e l’altro al meteo. Resta una grande dimostrazione di volontà ed efficacia, contro l’emergenza e contro una nevicata fuori da ogni previsione. Vale la pena ricordare che Francesco Pelliccia è del 1982: non occorre essere particolarmente “esperti”, per essere buoni sindaci. Gli errori fanno parte del gioco. E solo chi non gioca non ne commette.
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