Nel delirio di queste giornate all’insegna del maltempo e della neve, ospite tanto bello quanto invadente in posti come Roma e parte della provincia, una delle scene simbolo è stata la coda chilometrica in varie zone del Raccordo Anulare. Storie che varie la pena conoscere, perché molti magari racconteranno il contrario, ma l’emergenza c’è stata, e anche notevole. Gli automobilisti sono stati abbandonati a loro stessi, almeno in certe circostanze. Poche informazioni e poche soluzioni per loro. Se non quella di sperare, e di attaccarsi all'istinto di sopravvivenza. Perchè di quella si è trattata.
“Tornavo da Roma Nord – racconta Benedetta, di Montecelio – e il blocco l’ho trovato nella zona della Bufalotta, quindi Flaminia, Cassia e zone limitrofe. La strada del raccordo era completamente inagibile: le corsie come lastre di ghiaccio, almeno 40 centimetri di neve ai lati, corsia di emergenza fuori uso. Se non avevi le catene a bordo eri fregato. Nessuno ci dava notizie: eravamo noi che fermavamo le macchine delle forze dell'ordine per sapere se almeno era previsto il passaggio di spazzaneve o spargisale! La polizia dava una mano nei punti più critici in cui le macchine andavano in testa coda”. E erano molti questi punti. La stessa ragazza con cui abbiamo parlato ha rischiato grosso andando in testa coda in zona Roma Nord. Uscita Cassia chiusa per neve, velocità ridottissima – quando si riusciva a camminare – e, dall’altra parte, traffico verso Roma Nord bloccato, a causa della bufera. La paura più grande? “Il ghiaccio. E non avere il controllo della macchina. E le temperature a -5. Ma soprattutto non sapere cosa fare e a chi chiedere informazioni”.
Altra storia quella di Ambra – lavora e abita nella Capitale, in zone differenti e piuttosto lontane – che il Raccordo l’ha preso all’altezza della Roma-Fiumicino, deviando verso l’Aurelia. “Non l’avessi mai fatto: c’ho messo 4 ore per tornare a casa. Macchine lasciate a se stesse ai lati delle strade, alberi interi caduti sulle strade e sulle povere macchine dei malcapitati. Vigili urbani – i quali si sono presi tutto il mio nervoso (più che giusto, ndr) che non avevano nemmeno i guanti! Ho visto di tutto, e ho anche rischiato di morire”. Già, perché in tutto il delirio del momento, un camion stava andando addosso alla macchina di Ambra. La rabbia giustificata della ragazza non impedisce una riflessione. “Invece di chiudere solo le scuole, il comune di Roma non poteva dichiarare lo stato di emergenza?”. No, perché poi non ci saremmo gustati la polemica a distanza tra Alemanno e la Protezione Civile.
Dagli automobilisti passiamo ai pendolari del treno, altra categoria che probabilmente non ama molto la neve. “Una volta arrivato a Termini – spiega Sergio, di Villalba – il treno delle 18 e 50 è soppresso, senza nessun avviso. E senza nessuno che dà informazioni. Riesco comunque ad arrivare alla stazione: c’è solo un treno per Lunghezza. Nessuno sa nulla degli altri treni, nessuno ci dice nulla”. Sergio ritorna a Termini: dovrebbe esserci un treno alle 20 e 05. Barlumi di speranza: il treno sopravvive sul tabellone per un po’. Poi scompare. Un nuovo viaggio verso la stazione Cotral di Ponte Mammolo, “Trovo tanta neve, ma nessun pullman prima delle 21. A quell’ora riesco a prendere un autobus che mi riporta a casa”.
Storie diverse per tipologia, ma il senso resta lo stesso: altro che emergenza ben gestita. Come prevedibile la neve ha fatto fare tilt a tutto. Chissà se qualcuno avrà mai il coraggio di dire davanti ad una qualsiasi delle persone rimasta bloccata in macchina o in treno "Che bella la neve". O, meglio ancora, "Magari attacca".
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