A distanza di un mese dalla sua inaugurazione, il Parco degli artisti di Collefiorito ha finalmente aperto i suoi cancelli al pubblico e la gente ha apprezzato molto, specie in queste giornate fresche ma soleggiate.
Per maggior chiarezza occorre fare un passo indietro e accennare brevemente alla “puntata precedente”: dal momento che, in seguito all’inaugurazione dello scorso 13 gennaio, non era corrisposta un’effettiva apertura del parco mi ero personalmente recato dall’assessore all’ambiente Scattone per ottenere qualche informazione a riguardo; dopo un esaustivo colloquio ero venuto a conoscenza che si era in attesa di un custode che evitasse, qualora vi fossero malintenzionati, che le attrezzature della struttura venissero danneggiate. Dal momento che lo spazio è un bene comune ed è anche nuovo la preoccupazione è del tutto lecita, come lecita è la perplessità sul fatto che questa idea non sia venuta né prima, né durante la realizzazione del parco, ma solo dopo.
Forse l’idea di aver avuto un piccolissimo peso in una vicenda, che abitualmente resterebbe sorda alla voce di qualche comune cittadino, è un po’ troppo ottimistica, ma oggi mi lascio cullare da questa ipotesi e mi gusto anch’io il parco degli artisti: scrivere questo articolo dal gazebo, attrezzato all’interno del parco, mentre i nonni seduti sulle panchine controllano i loro bambini sulle giostre, fa estremamente piacere; qualcosa però stuzzica la mia sensibilità critica e sorgono delle perplessità a cui non so dare risposte.
Innanzi tutto l’area verde adiacente al parco, che dovrebbe essere destinata ai lavori per una futura struttura polivalente e che quindi avrebbe “giustificato” la precarietà di alcuni supporti metallici temporanei, è totalmente accessibile dal parco stesso: certo il pericolo è minimo, dal momento che dei lavori non c’è neanche l’ombra, ma le perplessità si moltiplicano.
Altro discorso va fatto per la figura che dovrebbe ricoprire lo “scomodo” ruolo di custode; per quanto la tempistica burocratica avrebbe probabilmente impedito di istituzionalizzare in poche settimane un custode effettivo, confidavamo sul fatto che non sarebbe stato difficile per l’amministrazione trovare qualcuno che, almeno nel frattempo, si fosse preso il “gravoso” onere di aprire, chiudere e controllare le strutture.
Aprire un accesso su due disponibili è un compromesso che possiamo anche accettare ma, considerando anche che, allo stato attuale, questo spazio sembra essere gradito a ragazzi e genitori e che probabilmente sarebbero i primi, qualora ce ne fosse il bisogno, ad allontanare i malintenzionati, fa strano vedere il parco aperto al pubblico ma nessuno in particolare che se ne occupi. Basterà il senso civico della comunità a garantire l’integrità della struttura? E quanto interesse c’è da parte dell’amministrazione nel curare le aree verdi?
Nell’attesa di capire – una mezza idea ce l’abbiamo – è palese che a Guidonia ci sia bisogno di parchi, come aree aggregative, e di verde pubblico. Ben venga dunque l’apertura – finalmente – al pubblico dello spazio di Colle Fiorito, nell’attesa di tempi migliori, per aree verdi, burocrazia, custodi e strutture polivalenti. Chi si accontenta, a quanto pare, gode.
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