Non una arbitraria volontà dell’ente, ma una necessità nata per risolvere “una grave problematica sollevata da quella parte della cittadinanza impossibilitata al pagamento delle elevate tariffe del servizio di refezione scolastica, nonché da coloro che non ritenevano più tale servizio di proprio gradimento. Tariffe, è bene precisare, decise nel loro ammontare, nel marzo 2017 dal Commissario Prefettizio, senza che questa Amministrazione, eletta a luglio 2017, abbia avuto alcun potere decisionale al riguardo”. Fa chiarezza, di nuovo, l’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Guidonia, l’avvocato Elisa Strani, circa l’avvio dell’iter per la regolarizzazione del consumo del pasto domestico all’interno dei refettori scolastici. La dichiarazione arriva dopo il ricorso al Tar presentato dalla Bioristoro, per il quale è prevista udienza il 6 febbraio. Mentre genitori coinvolti e avvocati sono già al lavoro, la Strani ripercorre le tappe che hanno portato allo stato attuale della vicenda, che ha interessato il Comune fin dai primi giorni dell’insediamento.
“Negli scorsi mesi il settore Pubblica Istruzione ha lavorato incessantemente al fine primario di ridurre i predetti importi a beneficio di tutta la cittadinanza interessata dal servizio”. Noti i limiti di bilancio, arrivati dalla Corte dei Conti lo scorso mese di marzo e perciò impossibili da modificare da parte del Comune, “si è comunque cercato di fare tutto il possibile e, prima dell’inizio dell’anno scolastico, si è operato un abbassamento del 17% delle tariffe. Inoltre si è introdotto per la prima volta il pagamento dei soli pasti consumati e, successivamente, il pagamento degli stessi tramite dei più accessibili ratei mensili”.
Questo il quadro all’inizio dell’anno scolastico, che ha visto nei primi mesi la scelta di molte famiglie “di non far mangiare ai propri figli i pasti erogati dal servizio mensa, mandando il pasto da casa – prosegue l’assessore – e mettendo in serie difficoltà gli Istituti scolastici, tanto da necessitare in molti casi dell’intervento delle forze dell’ordine”. Il pensiero torna proprio a quelle settimane, e allo scenario catastrofico che arrivava quasi giornalmente. Uno scenario “emergenziale che vedeva diversi bambini restare digiuni fino al termine delle lezioni delle 16, e/o consumare dei pasti, per lo più secchi e quindi inadeguati all’apporto nutrizionale necessario, all’interno di aule non adibite a mensa, e pertanto non sicure dal punto di vista igienico-sanitario”.
Emergenza per le scuole ed emergenza per l’amministrazione comunale, che è intervenuta “favorendo una pronta soluzione al fine di eliminare quanto prima il rischio per la salute dei bambini, e dovendo al contempo far partire un servizio importante come quello della refezione scolastica”, prosegue Elisa Strani.
Erano i tempi dei “tavoli” e delle riunioni tra le varie parti coinvolte. Il tema più discusso era lo svolgimento di due azioni all’interno dello stesso locale mensa, che ha sollevato feroci criticità da parte di tutti i soggetti coinvolti, dunque dirigenti scolastici, docenti, addetti mensa, ditta e genitori.
“Ancora una volta, nel rispetto delle diverse competenze, questa Amministrazione, con il precedente Assessore Paolo Aprile, ha iniziato l’iter per cercare di regolamentare il pasto domestico nei refettori. Ciò anche al fine di evitare che si ampliasse il contenzioso già iniziato tra genitori e scuole e che altrove, in Italia, aveva costantemente visto soccombere gli istituti scolastici evocati in giudizio”.
Una scelta, quella degli istituti scolastici, “nell’esercizio della propria autonomia. Le scuole infatti hanno di permettere l’ingresso del pasto da casa e hanno approvato regolamenti interni per consentire a tutti gli alunni di consumare insieme il pasto senza discriminazione alcuna. La Asl ha fornito le proprie indicazioni in materia igienico sanitaria e il Comune sulla scorta di tali indicazioni ha chiesto alla Bioristoro la modifica delle Scia”.
Di ieri la notizia del ricorso al Tar della ditta, a Scia modificate: il provvedimento presentato al Tribunale amministrativo contro Comune e Asl arriva con il fine di ottenere l’annullamento del percorso che ha portato allo scenario attuale.
Torna quindi a far discutere l’ormai famoso pasto domestico, che tuttavia, e non va dimenticare, discende da una indicazione del Miur, emessa a seguito del riconoscimento di tale diritto dalla recente giurisprudenza civile. Un quadro all’interno del quale il Comune – stante l’autonomia decisionale degli Istituti scolastici e dei genitori e seguite le indicazioni della Asl competente – “è e resta un soggetto terzo rispetto alla vicenda, coinvolto solo e in quanto proprietario dei refettori ed ente appaltante di un servizio a domanda individuale. Ciò premesso il Comune per il tramite della propria Avvocatura si costituirà in giudizio, all’esito del quale si rimetterà, come è giusto che sia, alla insindacabile decisione dell’Autorità Giurisdizionale adita”. Sembrava dunque finita la questione sul pasto da casa, ed invece è giunta all’ultimo e forse decisivo passo. Sarà il Tar a decidere definitivamente sulla possibilità o meno di continuare a mangiare il pasto domestico per gli alunni delle scuole di Guidonia.
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