Una rabbia difficile da contenere. Perché è quella di cittadini stanchi di essere considerati poco, stanchi di essere romani – perché Ponte di Nona, Lunghezza, Settecamini fanno parte del territorio della Capitale – di serie B. Erano in 300 ad affollare piazza Nottolini, in una calda e nuvolosa domenica di gennaio. Un presidio tutto contro le nuove tariffe rese note dalla concessionaria Strada dei Parchi per le A24 e per la A25. La manifestazione, promossa e organizzata dal comitato di quartiere Nuova Ponte di Nona, ha radunato praticamente tutti le associazioni del quadrante est di Roma, da Settecamini a Lunghezza passando per il Villaggio Prenestino e Case Rosse. “Quella che abbiamo visto – ha spiegato il presidente del comitato, Bruno Foresti – è la testimonianza di una periferia viva. Ora aspettiamo risposte: domani (oggi, ndr) abbiamo un incontro con Orfini e Migliore, ascolteremo le loro proposte”. Tra cori e cartelli, che sottolineano come cittadini romani siano costretti a pagare per entrare a Roma, il presidio va avanti. “Quello che ho già richiesto – spiega l’ex consigliere comunale democratico Dario Nanni – è che vengano tirate fuori le carte del 2009, quelle dell’accordo tra governo e Strada dei Parchi. Vogliamo vedere costi e procedure: i rincari non possono essere giustificati con il fatto che la A24 sia una autostrada montana, qui certo non lo è”. A portare il loro contributo al microfono tutti i comitati intervenuti. “E’ una tassa che paga la periferia per andare a lavorare a Roma. Siamo costretti a prendere l’autostrada – racconta Maurizio Santoprete, dell’associazione Mente Locale, di Corcolle – vista l’assenza di servizi e sviluppo: c’è rabbia e impotenza, qualcuno ne dovrebbe tener conto”. Una periferia che già convive con il cantiere della Tiburtina, con le strade colabrodo e con una esigenza di sicurezza mai sopita. “Siamo di fatto ghettizzati – spiegano Alessandra Gianni del Movimento Settecamini e Michela Esposito, di Settecamini quartiere di Roma – e per questo appoggiamo in pieno il comitato di Ponte di Nona. Mancano vie alternative, e manca la sicurezza”. Una protesta per pedaggi che Paolo Emilio Cartasso definisce “ingiustizia sociale. Queste persone hanno il diritto di non pagare, visto che la mobilità è stata tutta spostata su gomma, a beneficio di pochi. Complanari finanziate con soldi pubblici: chi paga il pedaggio paga due volte”. Il sunto di tutto questo lo ascoltiamo da un uomo che tutti giorni paga 2 euro e 60 per andare da Roma a Roma. “Siamo cittadini di serie C, la situazione è mortificante e pericolosa. Non ci sono neanche vie alternative, abbiamo strade colabrodo, e la mattina siamo costretti a partire almeno due ore prima per andare a lavorare: e qui continuano a costruire. Senza nessun tipo di servizi”. L’impressione è quella di un territorio abbandonato da chi dovrebbe occuparsene. E di questo la gente è stanca.
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