Tivoli. L’Associazione 8marzo2012 e il cammino fatto con Rosa: tempo di bilanci e di nuovi inizi dopo la sentenza della Cassazione sullo stupro di Pizzoli

In In Evidenza, Primo Piano da Yari Riccardi

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E’ passata una settimana dalla sentenza della Corte di Cassazione a carico di Francesco Tuccia che, nel febbraio 2012, a Pizzoli (Aq), ha brutalmente violentato, sbranato, quasi ucciso, umiliato, una ragazza di Tivoli. Rosa, il suo nome. A una settimana dalla sentenza tornano a parlare le volontarie dell’associazione 8marzo2012, che nasce appunto tre anni fa, “quando un gruppo di donne, diversissime tra loro, alcune vere e proprie reciproche estranee, decisero di non tacere e di esprimere tutta la propria rabbia contro l’ennesimo, violento stupro, che aveva colpito una giovane concittadina: Rosa, lasciata in fin di vita nella neve”. Donne che hanno aiutato Rosa e la sua famiglia in ogni passo fatto durante questi anni, donne unite da un legame forte che era “la voglia di schierarci al loro fianco, per sostenerle nel calvario processuale e per ribadire l’opposizione alla violenza contro le donne”. Un processo lungo, quello a carico di Tuccia, ex militare che quella notte è stato belva, “un processo che è diventato – spiegano le volontarie dell’associazione – una sorta di filo rosso che segnava i nostri passi, ancora incerti, in attesa dell’udienza successiva. Divenne un appuntamento, in occasione del quale ci trovavamo a riflettere su ciò che avevamo fatto, su noi stesse e le nostre vite, sul significato di essere insieme, sulla necessità di superare le differenze e di lasciare da parte vecchi retaggi”. Quando cammini per un fine comune, la meta diventa monito quando la fatica offusca la vista dell’arrivo, e diventa incoraggiamento a superare inevitabili cadute e pronte ripartenze. Diventa passato comune, soprattutto quando si cammina insieme e mano nella mano, come hanno fatto le donne di 8marzo2012 con Rosa e la sua famiglia. “Grazie alla vicenda di Rosa siamo cresciute. Singolarmente ed insieme. E Rosa è diventata nostra figlia, nostra sorella, nostra amica. E tanto le dobbiamo della rinnovata coscienza che ora ci appartiene.Certo, avremmo voluto che ci fosse una pena diversa per tanta sofferenza e tanta barbarie. Ma la pena del colpevole, per quanto grande fosse stata, sarebbe stata nulla se l’intera vicenda non avesse dato altri frutti”.
Frutti che raccontano di una rinnovata forze e di idee più chiare, di un lavoro che non è finito con questa sentenza e che forse mai finirà, perché ci saranno ancora, purtroppo, donne che avranno bisogno di aiuto. “Ora abbiamo gli strumenti per capire e per fare e vogliamo cercare di coinvolgere anche le istituzioni in questa battaglia, perché’ il segnale sia forte e chiaro: la violenza contro le donne non e’ un fatto privato. La tutela delle donne e dei minori e’ un interesse della comunità’.
Per questa ragione la sentenza dell’8 gennaio è solo un inizio”.
Un punto alla fine di un paragrafo, e un nuovo inizio. A capo. Con la speranza che le righe da scrivere possano finalmente raccontare storie colorate, senza il gelo bianco della neve e senza il rosso del sangue di una ragazza sbranata da una belva. Storie belle stavolta, storie di donne che ce la fanno.

http://www.romaest.org/news/01/2015/stupro-di-pizzoli-la-cassazione-conferma-7-anni-e-8-mesi-francesco-tuccia/

http://www.romaest.org/news/02/2012/lo-stupro-d-una-ragazza-di-tivoli-in-abruzzo-un-esempio-disumano-di-bestialita/

http://www.romaest.org/news/02/2013/studentessa-di-tivoli-stuprata-allaquila-otto-anni-di-carcere-per-il-colpevole-riconosciute-le-attenuanti-generiche/

http://www.romaest.org/news/08/2013/stupro-di-pizzoli-dal-bianco-della-neve-al-nero-dei-sogni-rosa-continua-a-chiedere-giustizia/

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