Scuola. A Tivoli un esempio di “best practice”: incontro con la Professoressa Francesca Cosentino

In In Evidenza, Scuola & Università da Nadia Napoleoni

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Non smette di sorprendere, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche nell’opinione pubblica, che un governo, per quanto progressista,  si accorga solo ora dopo anni di declino e tagli dell’importanza strategica che istruzione e formazione rivestono per la vita di ogni cittadino. Un dato che ha trovato riscontro nell’istanza europea del riconoscimento delle competenze e della professionalità dei cittadini dell’Unione, adeguatamente supportato dalla pubblicazione del più recente Rapporto OCSE-PISA che fotografa la situazione, a tratti impietosa, del nostro Paese.
Con il patto educativo “La Buona Scuola” si propone la vision della scuola del futuro, con gli altrettanto buoni propositi di riportare il Paese alla crescita e al ruolo di leader in Europa attraverso l’alta professionalità dei suoi cittadini, risultante da un livello di istruzione rinnovato, per non dire rivoluzionato.
Per immaginare un percorso di innovazione il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha dato voce ai cittadini e a chi nel mondo della scuola vive e lavora, con l’intento di avviare una co-costruzione il più possibile partecipata sfruttando più canali, dal sistema di comunicazione telematica attraverso le mail a quello diretto del tour fatto di 40 tappe sul territorio nazionale, dal dibattito online in varie stanze tematiche, ai twitter, al questionario cui hanno risposto in 130.000; attraverso le varie tappe di una consultazione senza precedenti su #labuonascuola, durata due mesi, i cittadini sono stati coinvolti nell’esprimere pareri e idee. I risultati di questa consultazione, diventata metodo di lavoro di questo governo, hanno dato vita a una Buona Scuola Reloaded, un piano di governo ridisegnato dagli apporti dei cittadini, e sono stati resi noti nel mese di dicembre sul sito del MIUR.
Fra le tematiche dibattute in maniera più partecipata si evidenzia quella della formazione e valorizzazione dei docenti e quella delle competenze linguistiche e digitali degli alunni. Nel mondo della scuola alcune alte professionalità nell’ambito della docenza esistono già e rappresentano un patrimonio importante e un capitale umano tutto da valorizzare: molti sono gli insegnanti attivi, motivati e impegnati nel collegare il senso del loro lavoro quotidiano a una sfera sovranazionale al servizio delle famiglie e dei cittadini del futuro. Sul nostro territorio, esistono delle realtà che rappresentano hic et nunc un esempio di quella “Buona scuola” che il nostro Presidente del Consiglio immagina per il futuro, grazie soprattutto all’esercizio di buone pratiche, che dovrebbero uscire dall’autoreferenzialità, così tipica delle istituzioni scolastiche italiane, e venire allo scoperto, per disseminarle il più possibile e renderle ripetibili con misure varie e con un certo grado di adattamento in diverse realtà.
Incontriamo uno degli attori di quell’esempio di best practice, la Professoressa Francesca Cosentino – insegnante di Tivoli – che porta avanti con convinzione i suoi progetti di diffusione linguistica della lingua francese nel nostro territorio, attraverso partecipazioni a programmi europei e progetti specifici di potenziamento, con viaggi, scambi e soggiorni all’estero per sé e per gli studenti, oltre che con lo studio quotidiano della lingua, con l’intento di diffondere a beneficio di tutti la cultura dello scambio e del gemellaggio fra scuole di due paesi dell’Unione europea.

Professoressa Cosentino, che idea si è fatta delle proposte del Piano scuola di questo governo, per lei che già da tempo esercita molti dei principi che passano per essere delle innovazioni e delle buone pratiche?
Da molti anni esercito questa professione e posso testimoniare della miriade di ostacoli sulla strada del cambiamento e delle buone iniziative personali, a causa di un sistema ostile e farraginoso. L’internazionalizzazione dell’istruzione e il crescente uso delle tecnologie digitali hanno cambiato notevolmente il mio metodo di insegnamento e l’apprendimento delle lingue e hanno migliorato la qualità del mio lavoro a favore degli studenti. Ritengo, inoltre, che l’uso della lingua straniera in un contesto concreto motiva gli allievi, perché rende più appetibile un idioma e lo fa uscire dall’aula scolastica per diventare reale strumento di comunicazione.

Secondo lei ha ancora un senso in Europa studiare lingue che non siano l’inglese?
Certamente, essendo la nostra Europa multilingue. Partendo dagli insegnamenti della moderna pedagogia, più è precoce l’insegnamento della lingua straniera, più alta sarà la possibilità di ottenere ottimi risultati scolastici. Se ne è reso conto anche il Ministero dell’educazione francese, che proprio in questi mesi sta diffondendo nella nostra provincia, attraverso un progetto di formazione di formatori dell’Institut français, un corso operativo-didattico per le insegnanti di Scuola primaria, con la finalità di riportare in prima linea lo studio precoce della lingua francese. Del resto, la stessa Unione Europea ha fissato l’obiettivo di dare l’opportunità a ogni cittadino di imparare almeno due lingue straniere, sin dalla prima infanzia.

Come è nata l’dea di promuovere uno scambio culturale con una scuola francese a Montecarlo?
Il mio progetto nasce dalla necessità di motivare gli allievi allo studio della lingua straniera uscendo dallo studio prettamente scolastico e utilizzandola quale essa è: strumento di comunicazione e contatto tra culture diverse. L’incontro con colleghi monegaschi di lingua francese ha favorito il mio progetto creando contatti diretti tra alunni attraverso scambi di corrispondenze e visite nei rispettivi istituti.

Come sono stati accolti i nostri ragazzi? Che tipo di ambiente hanno potuto sperimentare?
Durante la nostra visita al collège “Charles III” di Montecarlo, abbiamo incontrato gli allievi che in quell’istituto studiano la lingua italiana, i colleghi italo-francesi che impartiscono tale insegnamento e lo staff dirigenziale. I nostri allievi hanno portato dei piccoli doni ai loro corrispondenti; la mia collega – Michelina Proietti che mi ha supportato in questa esperienza – ed io, abbiamo avuto il piacere di omaggiare i colleghi e il dirigente scolastico con un particolare dono che ricorda la specificità del nostro territorio: delle piccole riproduzioni di particolari di Villa d’Este e della Sibilla su lastrine di travertino gentilmente donate dalla RoGiMa MARMI s.r.l., oggetti d’arte che combinano l’estro creativo italiano ad un materiale tipico delle nostre zone che ci ha resi famosi in tutto il mondo.

Come hanno reagito i ragazzi? Quale pensa che possa essere la ricaduta sulla loro formazione di cittadini del futuro?
Durante l’incontro i miei alunni si sono confrontati con i loro coetanei transalpini e hanno avuto modo di mettere in pratica ciò che avevano appreso nelle aule scolastiche. Alla fine dell’esperienza gli allievi hanno preso coscienza dell’importanza dello studio delle lingue straniere in un contesto sovranazionale e quel che è più importante è che lo stage di lingua francese ha incontrato i favori delle famiglie che, a distanza di più di un mese dal rientro, ribadiscono la positività dell’iniziativa e mi esortano e continuare su questa strada.

Siamo certi che quella della cooperazione fra scuole, dello scambio di esperienze e del confronto sia la strada maestra da seguire per una rinnovata relazione a livello internazionale, anche al fine di stimolare nelle generazioni future la curiosità intellettuale per altre culture europee e di favorire la riflessione e la libertà di pensiero, in una logica di tolleranza e di condivisione di valori fondati sulla persona, sulla dignità umana e sulla democrazia.

Da sinistra la Professoressa Francesca Cosentino

Da sinistra la Professoressa Francesca Cosentino

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