Roma. Il Mondo Perduto è all’Università La Sapienza: i Dinosauri hanno invaso piazzale Aldo Moro nello stupore degli studenti. 40 riproduzioni iperrealistiche, ricerca scientifica e arte riportano in vita i dominatori del mondo di 65 milioni di anni fa: ecco la mostra “Dinosauri in carne ed ossa”

In In Evidenza, Primo Piano da Elena Giovannini

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Per fare una passeggiata nella Preistoria basta andare all’università La Sapienza di Roma: più di uno studente ha dovuto fermarsi e controllare bene di non aver “erroneamente” fatto uso di sostanze quando si è trovato di fronte a un dinosauro di dimensioni reali vicino al dipartimento di Scienze della Terra. E’ la mostra itinerante “Dinosauri in carne ed ossa: Scienza e Arte riportano alla vita i dominatori di un Mondo perduto” organizzata da APPI (Associazione Paleontologica Parmense Italiana) che dal 27 dicembre 2014 al 31 maggio 2015 porta a “la Sapienza” di Roma più di quaranta riproduzioni iperrealistiche dei dominatori di un mondo perduto.

“Uno arriva la mattina in dipartimento e vede i dinosauri, comincia bene anche il lunedì”: a dircelo è Marco Romano, di Guidonia, Dottore di ricerca presso il Dipartimento di Scienze della Terra, nonché referente romano della mostra.

In una lunga e interessantissima chiacchierata, Marco spiega che “la mostra è una collaborazione fra paleontologi e paleo-artisti che hanno messo insieme le loro competenze per ricostruire fedelmente come erano in vita questi esseri viventi, dinosauri ma anche grandi mammiferi. L’idea è ripartire dalle ossa, ricostruire muscoli, pelle, possibili colori in vita: da questo il nome, Dinosauri in carne e ossa”. La mostra itinerante è gestita dall’APPI dal 2012 ma il progetto nasce già nel 2009: la creazione di un modello richiede generalmente 3-4 anni. L’organizzazione è curata dall’APPI, con la collaborazione di Geomodel, una azienda specializzata nella realizzazione di scenografie e modelli iperrealistici tramite macchinari e teconlogia all’avanguardia e il continuo confronto con paleoartisti e paleontologi.

La mostra è strutturata in due percorsi: uno ospitato nella sala vertebrati del Museo di Paleontologia in cui è possibile osservare gli esemplari della collezione permanente del Dipartimento, mentre l’altro è al Giardino sperimentale del dipartimento di Biologia Ambientale, dove ci sono i modelli più grandi. In totale sono più di 40 riproduzioni a cui si aggiunge la ricca collezione permanente del Dipartimento.

Tra i modelli esposti in particolare Marco ci parla dello Styracosaurus albertensis, dinosauro erbivoro appartenente al gruppo dei ceratopsidi: “è un po’ la star della mostra ed è stato soprannominato ‘Romeo’, perché è stato presentato per la prima volta a Roma.” E’ importante in quanto è la riproduzione più aggiornata e corretta sul piano scientifico di questo dinosauro, frutto di un lungo studio sui numerosi reperti attualmente disponibili.

Tra gli esemplari più importanti della mostra figura sicuramente lo Spinosaurus, dinosauro carnivoro del Cretaceo Superiore che da sempre ha suscitato meraviglia e curiosità nel mondo della paleontologia dei vertebrati per alcuni caratteri peculiari, tra cui un muso estremamente allungato e stretto (più simile a quello di un gaviale che a un classico dinosauro teropode) e per una caratteristica vela disposta sul dorso che si presta alle più disparate interpretazioni. Lo Spinosauro è stato recentemente ristudiato completamente da un gruppo internazionale di paleontologi, tra cui figura Simone Maganuco, uno dei curatori scientifici della mostra, guadagnando la copertina del National Georaphic.

Quando chiedo a chi si rivolge la mostra Marco sottolinea che dall’esterno può sembrare una mostra per bambini perché i dinosauri hanno attirato da sempre l’immaginario dei più piccoli, “compreso il sottoscritto” (ride, ndr). Tuttavia andando a vedere i modelli e lo studio che c’è dietro, frutto di recenti e aggiornati studi paleontologici, si rivela aperta a tutti, dai semplici amatori agli scienziati.

La risposta del pubblico è stata sorprendente: moltissimi visitatori romani e turisti hanno affollato l’università e c’è stata una partecipazione attiva soprattutto degli studenti di Scienze della Terra, che si sono uniti agli operatori per aiutarli nell’allestimento.

Infine la mostra non è solo una realtà itinerante fine a se stessa, ma è anche una realtà che finanzia la ricerca e consente di far conoscere i luoghi in cui si ferma: il Museo di Paleontologia del Dipartimento per lo più sconosciuto al grande pubblico ora riesce ad attirare un maggior bacino di utenza. Inoltre è stato un occasione per aprire al pubblico l’Università anche il sabato e la domenica. “Si può dire che lo scopo sia stato anche questo: giocare con la scienza, fare appassionare, creare una fidelizzazione tra l’Università e il popolo di Roma”.

Nel corso dei mesi in cui resterà allestita, la mostra ospiterà inoltre una serie di iniziative ed eventi: sabato 17 gennaio l’incontro con l’illustratore Davide Bonadonna, mentre il 7 e l’8 febbraio il truccatore professionista Roberto Mestroni realizzerà un trucco professionale per bambini, simulando “ferite da dinosauro”. Infine sono previsti laboratori e incontri per bambini “Chiedi al paleontologo!” nei giorni 31 gennaio, 1 febbraio, 21 febbraio e 22 febbraio.


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