Sanita’, a Roma 500 pazienti al giorno parcheggiati su barelle

In Cronaca & Attualità, Roma Est, Salute & Dintorni da Roma Est Magazine Commenti

Condividi

Caos ricoveri a Roma. "Ogni giorno circa 500 pazienti rimangono sulle barelle in attesa del posto letto. Una vera e propria emergenza che coinvolge tutti gli ospedali piu' grandi della Capitale. In particolare: Pertini, Policlinico Casilino San Giovanni, Policlinico Umberto I e Policlinico Tor Vergata, dove l'attesa media in barella e' di circa 19 ore". A lanciare l'allarme e' Massimo Magnanti, medico e segretario Spes (Sindacato professionisti emergenza sanitaria), che l'anno scorso, per rendere pubblico questo disagio, ha organizzato una protesta che fece molto clamore: il 'Barella Day'. "Proprio ieri – riferisce Magnanti all'Adnkronos Salute – c'e' stato un incontro al San Giovanni di Roma proprio per discutere di questi problemi. Abbiamo fatto presente al direttore della rete ospedaliera del Lazio, Luca Casertano, e al direttore dell'Ares 118, Antonio De Santis, le criticita' che si vivono nei reparti di emergenza della Regione, lanciando anche alcune proposte. Tra queste: l'apertura degli ambulatori di medicina generale 7 giorni su 7 dalle 8 di mattina alle 20 di sera". Per Magnanti, il fenomeno del sovraffollamento dei pronto soccorso, "oltre a essere un grave disagio per i pazienti, determina anche il blocco delle ambulanze, che rimangono 'ostaggio' degli ospedali finche' il malato non viene preso in carico e gli si trova un posto. Nel 2008 – aggiunge – e' stato calcolato che a Roma e provincia le ambulanze sono rimaste bloccate per un totale di 50 mila ore". Risolvere il problema non sembra pero' facile. "Purtroppo – sottolinea Magnanti – la carenza dei posti letto per acuti a Roma e nel Lazio e' assoluta. Negli ultimi due-tre anni sono stati tagliati 4 mila posti letto. Inoltre – aggiunge – ci sono pure problemi organizzativi. Molti pazienti ricoverati che hanno superato la fase acuta, invece di essere trasferiti in strutture di cura inferiori, rimangono a occupare posti preziosi". La ricetta per migliorare la situazione sembra essere soprattutto una: "Bisognerebbe – conclude Magnanti – potenziare la medicina del territorio, con un'azione di filtraggio da parte dei medici di famiglia".

Condividi