Prenestina, “razziavano” merci sequestrate in operazioni. Arrestati tre dipendenti deposito giudiziario

In Cronaca & Attualità da Roma Est Magazine Commenti

Condividi

La prima denuncia di furto presentata dal deposito giudiziario di via Prenestina risaliva allo scorso ferragosto. Durante la notte del 16 agosto un container era stato forzato ed erano stati rubati al suo interno 73 scatoloni contenenti 35.000 orologi di varie marche che provenivano da un sequestro della Guardia di Finanza. A settembre, sempre in quel deposito e sempre di notte, altri due tentativi di furto nei container non erano stati portati a termine perchè erano sopraggiunti i custodi che avevano messo in fuga i ladri. La Procura ha affidato le indagini all’VIII Gruppo della Polizia Municipale che come primo atto ha acquisito le registrazioni delle telecamere della videosorveglianza. Ma ai fini dell’indagine si sono rivelate decisive le intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno permesso di individuare i responsabili delle effrazioni. Si tratta di dipendenti ed ex dipendenti dello stesso deposito. A far sorgere i sospetti negli agenti è stato il container svaligiato: era posizionato in maniera differente rispetto allo stoccaggio iniziale, spostamento che non poteva essere avvenuto senza aver utilizzato la gru in uso alla depositeria. Questa mattina i vigili del Coordinamento Operativo della Polizia Giudiziaria dell’VIII Gruppo, coordinati dal comandante Antonio Di Maggio, hanno arrestato un italiano di 43 anni, un quarantunenne romeno e un ragazzo polacco del ’78. Sono tutti dipendenti ed ex dipendenti del deposito in questione e svolgevano incarichi di collaborazione anche per altri depositi giudiziari della Capitale. Le telecamere poste all’ingresso del deposito hanno anche ripreso, le notti dei furti, l’andirivieni di un furgone Fiat Ducato bianco che dalle indagini ricondurrebbe al figlio del romeno. Sul coinvolgimento di altri eventuali complici si sta ancora indagando. Nelle abitazioni degli arrestati sono stati sequestrati numerosi orologi e un centinaio di paia di scarpe. Dall’indagine è anche emerso un “traffico” di pezzi di ricambi che gli arrestati smontavano dalle vetture convogliate in deposito. Inoltre le intercettazioni hanno messo in luce i contatti tenuti dai tre con gli ambienti della ricettazione per commercializzare la refurtiva attraverso i canali degli ambulanti abusivi.

Condividi