Un voto che ha avuto risvolti clamorosi. Non nel governo regionale, che resta nelle mani del PD e di Zingaretti, ma nei meccanismi interni del gruppo consiliare di Forza Italia.
La bordata parte da Laura Cartaginese, “rea” per molti di non aver sostenuto la mozione di sfiducia contro il governatore.
“Il capogruppo di Forza Italia, da oggi in poi, non mi rappresenterà più. Ma questo non vuol dire rinnegare 25 anni di militanza ininterrotta nel partito azzurro. Sfiduciare il governo regionale dopo nove mesi non avrebbe alcun senso e costituirebbe soltanto un danno per i cittadini del Lazio, che avrebbero rischiato di essere lasciati al buio amministrativo. Sfiduciare Zingaretti appena dopo il 4 marzo sarebbe stata la cosa più opportuna, ma il patto d’Aula e i 5 stelle hanno impedito che ciò avvenisse. Oggi non permetto a nessuno di fare insinuazioni sul mio nome, nel rispetto del ruolo che ricopro e dei cittadini che mi hanno votata. Per il futuro auspicherei una maggiore condivisione all’interno del gruppo, come avrei fatto io appoggiando la proposta di Simeone di lasciare prima gli incarichi istituzionali e poi firmare la mozione di sfiducia”, spiega la consigliera tiburtina.
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