Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza della Cassazione in merito all’udienza del 18 settembre: oggetto l’ennesimo tentativo da parte dei gestori e dei proprietari di riabilitare l’autorizzazione all’esercizio dell’attività dell’impianto TMB all’Inviolata di Guidonia.
A darne notizia è il CRA, che fa il punto della situazione sulla sequela di atti “che la Regione Lazio, il Consiglio dei ministri del dicembre 2017, gli avvocati di Ambiente Guidonia srl hanno provato a proporre al fine di riabilitare l’autorizzazione illegittima al TMB concessa nel 2010”. Uno snodo sottolineato dal Comitato è quello del 2015, quando nel mese di luglio “la Regione ha rilasciato, nonostante l’evidente illegittimità dell’AIA regionale dell’agosto 2010 e 4 mesi dopo l’ordinanza della Cassazione di aprile 2015, una variante non sostanziale, contro cui pende ricorso al Consiglio di Stato), legata ad un procedimento di rinnovo dell’AIA 2010, contro cui è stato inoltrato ricorso al TAR a marzo scorso, per giudicare se la Regione abbia o meno adottato un procedimento contemplato dalla normativa”.
Ugualmente complesso il piano penale: lo scorso gennaio il Tribunale di Tivoli aveva respinto l’istanza di dissequestro del TMB, inoltrata da Ambiente Guidonia srl mentre a marzo 2018, il Tribunale della libertà di Roma aveva rigettato uguale istanza.
Adesso è la volta della Cassazione con una ulteriore pronuncia “con la quale si mette in luce che, oltre ai già espressi punti fermi, tra i quali si giudica che il titolo abilitativo, AIA 2010, rilasciato dalla Regione Lazio è illegittimo in quanto emesso senza il parere obbligatorio e vincolante delle strutture del MIBACT e quindi in assenza dell’atto presupposto, l’autorizzazione paesaggistica, rispetto al permesso di costruire, sempre AIA 2010, la nuova AIA rilasciata dalla Regione Lazio nel gennaio 2018, approvata con il via libera da parte del Consiglio dei ministri, non può avere effetto sanante sulla vecchia autorizzazione illegittima del 2010 e inoltre non dispiega alcun effetto estintivo sui reati già commessi, stante lo sbarramento posto dal Dlgs 42/2004 come nel caso di specie”, prosegue la nota del CRA.
Per arrivare al dissequestro i legali hanno puntato su tre ragioni: la presenza di sentenze del TAR precedenti e passate in giudicato; la copertura, offerta da parte del Consiglio dei ministri del Governo Gentiloni, degli atti regionali in tal modo rilegittimati; l’atto rilasciato dal Comune di Guidonia Montecelio, ufficio Urbanistica, che attestava la non presenza di beni paesaggistici nell’area del TMB, “contrariamente a quanto invece veniva affermato dalla Soprintendenza ai Beni paesaggistici. La Corte di Cassazione ha respinto tutte e tre le motivazioni del ricorso. Ma la cosa più interessante che i giudici di Cassazione si trovano ad affermare è che il reato riscontrato sull’autorizzazione regionale del 2010, non può essere estinto dai successivi provvedimenti amministrativi e dunque <<l’autorizzazione non può essere rilasciata in sanatoria successivamente alla realizzazione, anche parziale, degli interventi>>”.
Va avanti – lo ha recentemente raccontato Tiburno – un procedimento parallelo di dissequestro del TMB che punta tutto sul cambio di amministratore. “Sia il giudice di Tivoli che il Riesame di Roma l’hanno, per il momento, respinto. Il reato resta e non può essere sanato: i cittadini dell’area interessata agli inutili e nocivi ecomostri cerroniani lo sapevano già – chiude il CRA – e perciò restano vigili sugli avvenimenti, mentre continuano la lotta nel territorio a tutela della salute e dell’ambiente”. Vicenda, come noto, che assume – come accade sempre in questi casi – i contorni del giallo a puntate.
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