Guidonia / Caos Cave, la lettera di Simone Saccucci ai lavoratori

In Roma Est da Roma Est Magazine Commenti

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Lui in una cava ci ha fatto uno spettacolo, e l’ha resa ancora più umana. Arriva anche il sostegno di Simone Saccucci, artista e storyteller di Guidonia, alla causa degli operai delle cave in lotta per il loro futuro lavorativo. Ecco la sua lettera, indirizzata “ai cavatori in protesta nella mia città”.

Mio nonno faceva il cavatore e durante un incidente in cava perse il polmone ed in andò in coma. Morì tanti anni dopo, grazie a dio. Ma di crisi respiratoria, perché il polmone che gli era rimasto era pieno di polvere di travertino. Ho saputo di quello che è successo in piazza pochi giorni fa e delle scelte che sembra vogliano portare avanti nel Comune.

Io non sono nessuno, ma qualche volta bisogna dire ciò che pensiamo anche se sembra inutile.  Io sto con voi. È questo ciò che penso.

Ho imparato ad amare questo nostro posto, grazie alle storie che ho avuto l’onore di ascoltare e poi di cantare e raccontare.

Ed è con queste storie che ho dentro, che io vi voglio dire di unirvi sempre più, di fare gruppo, forte e compatto come un masso di travertino. Di evitare la violenza ma di essere forti e decisi, di provarci fino in fondo. Come lo sciopero che mio nonno e gli altri organizzarono ormai 60 anni fa. Tutti uniti i cavatori sembravano un fiume bianco lungo le strade e vinsero. Con fatica ma vinsero.

Anche perché gli altri cittadini li aiutarono, facendogli credito nei negozi e sostenendoli.

Ho passato un anno a girare alcune cave e alla fine dentro una di queste ho anche raccontato delle storie. Ho conosciuto tanti di voi e parlato anche con alcuni imprenditori e persone legate al mondo delle cave.

Sono cosciente che ci sono grossi problemi che le cave procurano al territorio. Sono cosciente che per la smania di soldi alcuni imprenditori sono stati sconsiderati ed hanno scavato e scavato ancora. Sono cosciente che negli anni la politica ha chiuso gli occhi.

Sono cosciente anche del fatto che anche questa politica sta chiudendo gli occhi. Sta chiudendo gli occhi davanti a voi, stavolta. E questo non mi piace. Io sono nessuno, ma posso comunque dire la mia.

Il ruolo della politica oggi, in questa vostra e nostra, questione delle cave, è molto complicato.

Ma sinceramente non ho compassione per chi, nella politica, oggi, come ieri e come domani, se ne deve occupare. Ha scelto di far politica: non è stato obbligato da nessuno. È suo dovere trovare una via di mezzo tra le esigenze dell’ambiente ma anche, e soprattutto, le esigenze delle persone che lavorano, delle loro mogli e dei loro figli.

Quanti figli di cavatori ho conosciuto! Ho giocato con loro raccontandogli le storie a scuola. Quando sono in difficoltà mi fa piacere che qualcuno mi appoggi, anche se non lo conosco. Spero quindi che vi faccia piacere questo appoggio che vi do. Conosco la memoria di questo territorio. Posso dirlo con tranquillità.

Ho ascoltato migliaia di storie sulla storia di questo mio posto dove sono nato e vivo e mi sento responsabile di ciò che accade qui: credo sia un dovere di ogni cittadino. Non amo essere un fantoccio e non amo quando trattano gli altri come fantocci.

Quello che vi voglio dire è: datevi rispetto e fatevi portare rispetto. Non solo perché siete cittadini. Non solo perché siete lavoratori.

Ma anche perché siete i custodi di una parte importante della memoria di questo territorio: una memoria dura e bella – nonostante gli stupidi che continuano a chiamarci dormitorio.

Bella e dura come il travertino. Importante l’ambiente. Ma importanti siete anche voi.

Alla politica l’arduo compito di trovare una via che possa far bene ad entrambi. A voi auguro di resistere e risolvere.

Simone Saccucci


 

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