Un comparto economico di una quarantina di aziende. La quinta voce del PIL della Regione Lazio. Sono questi una parte dei numeri del settore estrattivo di Guidonia, alle prese con la forte crisi di queste settimane dopo la revoca della concessione per una delle cave.
“E’ stato un atto di educazione istituzionale e di diretta conoscenza delle reali intenzioni del M5S, che amministra oggi. Soprattutto dopo gli esaustivi articoli di giornalisti che hanno ben messo in risalto come dopo il consiglio comunale di aprile si votò all’unanimità per impegnarsi sull’aspetto ambientale ed occupazionale, salvo poi inviare le lettere di prediniego e a ferragosto la revoca per una ditta”. Sono Giovanna Ammaturo della Lega e Arianna Cacioni a fare il punto dopo l’incontro.
Niente porte chiuse, come temuto dal PD assente, con i consiglieri di opposizione che hanno rimarcato l’impegno per superare un nodo che nessuno ha mai affrontato né tantomeno risolto.
La richiesta, a margine della riunione di lunedì, è stata quella di un immediato consiglio comunale che tratti proprio della complicata situazione delle cave.
“Dopo aver parlato con il Sindaco siamo ancora più convinte che serva un confronto pubblico che veda la presenza, tramite audizione formale, dei sindacati e degli imprenditori del travertino, affinché vi sia un quadro completo delle criticità attuali e delle proposte in campo. Un’occasione per fare chiarezza e discutere in modo approfondito del futuro del distretto estrattivo di Guidonia, il più grande ed importante di tutta la Regione Lazio”.
Non manca nelle parole di Cacioni e Ammaturo il punto di vista strettamente politico. “La riunione di lunedì è arrivata in modo tardivo e con pochissimo preavviso. Noi non ci siamo sottratti al dialogo, consapevoli di quanto sia cruciale questa vicenda per la Città e per il futuro dei nostri concittadini che in questi giorni vedono messo seriamente a rischio il proprio posto di lavoro”.
I punti di vista restano chiaramente differenti. “Siamo preoccupati perché l’orientamento dell’amministrazione 5 stelle è di lavorare nel medio periodo, con un accordo programmatico che coinvolge il comune di Guidonia e la Regione Lazio, non tenendo conto così di quello che nell’immediato è necessario: trovare nel rispetto della normativa vigente una soluzione che tuteli l’occupazione, tenendo insieme un delicato equilibrio ambientale e la sopravvivenza delle attività imprenditoriali. Credevamo fosse questo, del resto, il motivo degli incontri in via della Pisana, tenuti da Barbet e trovare regole condivise sulle autorizzazioni e sulle modalità possibili per realizzare i ritombamenti ed i piani di ripristino ambientale”.
Il prossimo passo sarà dunque quello della richiesta di convocazione del consiglio comunale, con l’invito al presidente Angelo Mortellaro a contattare sindacati e imprenditori.
“La coltivazione delle cave e il ritombamento di una parte possono coesistere nel rispetto delle parti. Punto dolente sono le leggi, regolamenti, decreti, norme e le interpretazioni che negli anni hanno aggrovigliato la materia al punto che lo stesso Consiglio di Stato nel 2016 ha dovuto porre il quesito alla Corte di Giustizia Europea. A Guidonia Montecelio si taglia netto e mandano le lettere di prediniego e revoca, si rivolgono al Capo dello Stato con ricorso avverso ad una circolare regionale sebbene la Legge 241 del 90 art. 10 bis. ben recita che prima del diniego occorre comunicare i motivi che ostacolano l’accoglimento della domanda e dare il tempo per la giusta concertazione”.
Uno sguardo al passato è inevitabile. “Ho chiesto al sindaco – chiude la Ammaturo – i nomi dei responsabili del settore degli ultimi 20 anni, quelli che non hanno controllato, Comune, Regione, ex Provincia. E’ evidente la nascita di un nuovo capitolo di liti giudiziarie in cui a pagare saranno solo i cittadini e lavoratori”. Per Guidonia non proprio una novità.
Condividi