Le persone bloccate erano 1600. Lo scriviamo anche a lettere: milleseicento. Tutte in quei vagoni della linea B della metropolitana di Roma, protagonista di un venerdì mattina da ricordare.
Tutti è incominciato intorno alle 8. “Io sono salito alla fermata della stazione Tiburtina”. Fabio è uno dei tantissimi pendolari che tutti i giorni da Tivoli, da Guidonia e dai paesi limitrofi va a lavorare – o a studiare: ci sono tantissimi giovani – a Roma.
Un giorno, quel venerdì, che si prospettava già particolarmente infausto: era infatti annunciato uno sciopero dei mezzi per la mattinata, a partire dalle 8 e 30. Giornata rovente dunque, e quella metro, poco prima delle 8, raccontava esattamente i pensieri di tutti i passeggeri: devo prendere questa, come non ha importanza.
Torniamo al numero di passeggeri: milleseicento. Milleseicento persone che viaggiano in direzione Laurentina. La fermata di Bologna, qualche passeggero che scende. Pochi metri, ed ecco il panico. Qualcuno sente un boato che sembra un’esplosione. Il pensiero corre immediatamente ai fatti di cronaca più o meno recenti. Le luci si spengono.
“La prima indicazione – racconta Fabio – è arrivata dalla voce del macchinista, un annuncio che ha tranquillizzato molti”. Di fatto non ci sono state esplosioni, ma un problema elettrico. “Non c’è pericolo”, ripete il macchinista.
Passano venti minuti. Luci spente. Il secondo annuncio del macchinista. “Ora aspettate indicazioni”, queste le parole del capotreno, che esce dalla sua cabina e procede vagone per vagone per sbloccare le porte. Nessuno è sceso, tutti hanno aspettato le annunciate indicazioni: l’evacuazione è avvenuta con estremo ordine.
Milleseicento persone sono uscite dalla metropolitana e sono entrate nella galleria, procedendo sulla passerella di servizio del tunnel. Buio, caldo, spazi stretti. Un problema per 10, figurarsi per 1.600 persone.
“Tutto è avvenuto con grande civiltà e rispetto: ho visto far passare gli anziani, ho visto aiuto, comprensione e collaborazione, ho visto grande professionalità soprattutto nel capotreno. Nessun isterismo, nessuna crisi: dobbiamo essere orgogliosi di come ci siamo comportati”, così chiude Fabio.
Le “stelle” i passeggeri le hanno riviste uscendo dalla fermata Policlinico. Ad attenderli Vigili del Fuoco, le forze dell’ordine e una ambulanza del 118. Il tutto per 1600 persone: ma a questo siamo abituati. Meno pronti siamo a raccontare storie di collaborazione, aiuto e rispetto in un momento dove il panico avrebbe certamente ragione di esistere. E’ la consapevolezza di essere parte, ancora, dello stesso genere. Quello umano. Sensazione spesso dimenticata da molti, ricordata da quelle 1600 persone che pian piano, con un anziano sotto braccio o sussurrando parole di conforto al vicino, camminavano sotto il tunnel della metropolitana. Nessun attentato, solo un guasto. Già raccontarlo è tanta, tantissima roba.
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