Si tornerà in aula il prossimo 23 gennaio. Prosegue il processo “Operazione Ragnatela”, che vede alla sbarra l’ex vicesindaco Andrea Di Palma, l’ex segretario generale del Comune Rosa Mariani, gli ex dirigenti Gilberto Pucci e Gerardo Argentino, i funzionari Michele Maccaroni e Maurizio Rocchi, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, peculato e falso. Con loro a processo tre professionisti e un imprenditore. Gli altri coinvolti, tra i quali il dirigente ai Lavori Pubblici Angelo De Paolis e l’ex consigliere comunale di maggioranza Alberto Morelli, hanno patteggiato, con le sentenze arrivate il 15 ottobre (http://www.romaest.org/news/10/2017/guidonia-operazione-ragnatela-le-sentenze-dei-patteggiamenti/).
L’udienza del 16 gennaio. Le parti si sono ritrovate per ascoltare le parole del capitano della Finanza che ha coordinato le indagini. Testimonianza che non ha aggiunto grandi novità rispetto al quadro conosciuto, con il controesame da parte delle difese che molto si è basato sui luoghi dove si tenevano gli incontri tra gli imputati, per gli inquirenti fuori dalla zona del Comune, versione contestata dai legali degli imputati. Attesa era la testimonianza dell’ex assessore della giunta Rubeis Patrizia Salfa, che invece è stata spostata alla prossima settimana. Il motivo sta tutto in una eccezione presentata dalle difese: la Salfa è imputata nel processo Eco Consul, per gli avvocati connesso a quello relativo all’Operazione Ragnatela. Per questo secondo i legali degli imputati dovrebbe essere ascoltata accompagnata dal suo avvocato. Tocca ora al Collegio del presidente Nicola Di Grazia sciogliere il nodo sulla testimonianza dell’ex assessore. La decisione arriverà nella prossima udienza.
Da aprile ad oggi: la storia dell’Operazione Ragnatela. “Un’organizzazione criminale si è insediata all’interno del Comune di Guidonia Montecelio e, profittando della copertura offerta da ruoli amministrativi e politici di rilievo, ha depredato le risorse pubbliche e la fiducia dei cittadini, in un clima di connivenza e di omertà che ha offerto protezione ed impunità per anni ai partecipi del gruppo”: sono le parole del GIP del Tribunale di Tivoli contenute nell’ordinanza cautelare emessa lo scorso aprile su richiesta della locale Procura della Repubblica a raccontare il senso dell’Operazione Ragnatela.
Il Comando Provinciale della Finanza di Roma ha dato esecuzione il 20 aprile a 15 ordinanze di custodia cautelare, 12 in carcere – oggi solo Di Palma – e 3 ai domiciliari. Arresti e perquisizioni per un’operazione portata a compimento da 160 finanzieri. “Una ‘mafia bianca’ ha espugnato le istituzioni ergendosi a soggetto regolatore della vita pubblica ed economica di uno dei più importanti comuni della regione Lazio. Probabilmente è questa la linea di demarcazione più netta e significativa che l’Accusa ha inteso tracciare, nella propria richiesta di applicazione di misura coercitiva, tra la (purtroppo consueta) consumazione di reati da parte dei “colletti bianchi” e la costituzione di una “mafia bianca” che si struttura come gruppo criminale e che, mutuando le regole delle associazioni criminali, agisce con la disinvoltura e la protervia che solo i sodalizi mafiosi sanno praticare. .. L’azione delittuosa assume connotati di spontaneità che l’organizzazione sorregge e, al contempo, incoraggia. La certezza di operare in un contesto omertoso o, comunque, connivente radica nel partecipe la convinzione di un’immutabilità del quadro dell’agire. Ciascuno dei sodali acquisisce la certezza che il sistema «c’era, c’è e ci sarà» e che nessuna intrapresa investigativa o nessun sussulto di legalità potrà abbatterlo o, addirittura, scalfirlo: (EMERGE LA) stabilizzazione delle pratiche corruttive ed (IL) convincimento degli imprenditori che vi prendono parte di poter aggirare le conseguenze delle indagini penali con parziali ammissioni che non recidono i legami illeciti con il resto dell’organizzazione criminale”. Questo un altro passaggio dell’ordinanza del Gip. In mezzo sequestri di beni agli imputati, decisioni del Riesame e interrogatori. E un processo che avrà molto da raccontare.
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