“I pirati dei Caraibi” coinvolti nell’omicidio del turista italiano Emiliano Astore. E non parliamo certo di veri corsari, simpatici e romantici come Johnny Deep, ma di quattro balordi amanti delle rapine, che si facevano chiamare appunto come la compagnia della saga dei pirati cinematografica. Quattro gli uomini fermati, di cui 3 poliziotti e un complice. I loro nomi? Daniel Fernandez, Fidel Millan e Wilfer Salazar – i poliziotti – e Pablo Gonzalez. Il movente? La resistenza alla rapina dell’italiano, un affronto che i quattro – tra i 20 e i 30 anni – non potevano certo tollerare, abituati come erano ad essere i padroni della striscia di mare di fronte al Venezuela. Ricordiamo che la morte di Astore è stata scoperta il 29 agosto: il cadavere sfigurato e colpito a bruciapelo, con alcuni colpi in petto e in viso. La sua nave, lo Yuncano Miami, era fermo da due giorni, sempre nello stesso punto. Il povero Emiliano era rimasto due giorni al sole, il viso irriconoscibile, identificato solo grazie ai documenti. Una crudeltà inaudita, una morte assurda, resa ancora più amara dal fatto che gli assassini sono tutori dell’ordine, quelli che avrebbero dovuto proteggere i turisti. Altro che pirati dei Caraibi. Ora sono in attesa di essere accusati formalmente di omicidio. E – ci venga perdonata la presa di posizione – la speranza, per compensare – ipotesi comunque vana – una morte assurda, è che nemmeno l’Olandese Volante li salvi dalla giustizia e dalla giusta pena. Non si muore così.
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