Ordinanze, censimenti, interventi di varia natura della Asl Roma 5 e del Comune. Intorno tanta confusione. Questo ha generato l’annuncio del focolaio di influenza aviaria all’interno di un allevamento non commerciale nel territorio di Tivoli, nei pressi dei confini con San Gregorio da Sassola. Paure e timori da parte di molti, per una influenza famigerata negli scorsi anni.
Quali sono i rischi per la salute umana? Questa è la prima delle domande alle quali ha risposto la Asl Roma 5 sul proprio sito istituzionale. Un virus, quello dell’aviaria, che di solito non infetta gli uomini, “tuttavia sono possibili sporadici casi di infezione umana. L’uomo può infettarsi con il virus dell’influenza aviaria a seguito di contatti diretti con animali infetti (vivi o morti) e/o loro escrezioni (in particolare con le feci e gli oggetti o superfici contaminate da queste)”. Una delle risposte più attese arriva immediatamente. “Non c’è alcun rischio di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova”. Per la popolazione il rischio di infezione è pressoché nullo. Diverso per i lavoratori negli allevamenti avicoli, chiamati a “utilizzare tutte le procedure di sicurezza individuale previste. Gli operatori a stretto contatto con volatili infetti, o che lavorano nell’allevamento contaminato, possono essere esposti all’infezione e quindi devono mantenere alta l’attenzione ed applicare al meglio le procedure di sicurezza individuale e le misure di controllo previste per legge”. Nello specifico idonea disinfezione delle mani, scarpe, indumenti monouso, disinfezione con Ipocorito di Sodio al 2% di cloro attivo i veicoli/attrezzature/utensili.
I sintomi. Il virus H5N8 – quello segnalato all’interno dell’allevamento non commerciale – provoca nell’uomo “esclusivamente una congiuntivite, ma in alcuni casi sono stati osservati anche lievi sintomi simil-influenzali”, dunque febbre, dolori muscolari, mal di testa, mal di gola, tosse, o congiuntivite a questa associati. C’è da preoccuparsi per una congiuntivite o sintomo simil influenzali? Non ci sono rischi evidenti per chi non ha avuto contatti diretti di tipo professionale con gli animali infetti. “Eventuali sintomi di questo tipo non possono essere in alcun modo correlati all’influenza aviaria”, e per questo la Asl consiglia di rivolgersi con tranquillità al medico di base per le consuete terapie del caso.
Le domande più frequenti. Non esiste il pericolo di trasmissione all’uomo del virus influenzale attraverso il consumo di carni avicole e di uova. Nessun pericolo neanche per cani e gatti, animali domestici, che non sono a rischio di contrarre l’aviaria.
Molti hanno cominciato a preoccuparsi dopo il sequestro delle uova. “Posto che non esiste nessun pericolo per il consumatore, il sequestro delle uova viene disposto esclusivamente come misura cautelare per evitare la trasmissione del virus ad altri avicoli. L’eventuale contaminazione non è pericolosa per il consumatore”.
Attenzione agli animali. Per eventuale pollame – galline, anatre, oche ed altri volatili – utilizzato per consumo personale, il consiglio della Asl è quello di non fare entrare in contatto gli animali “con uccelli selvatici: l’ideale sarebbe allevare gli avicoli completamente al chiuso; in alternativa è possibile allevarli in uno spazio recintato, ma la mangiatoia e l’abbeveratoio devono essere protetti. Nel recinto non devono scorrere fossi o canali e non ci devono essere stagni”. Da parte dell’azienda una ulteriore prescrizione: galline, polli, faraone e tacchini – dunque gallinacei – non possono essere allevati con anatre e oche, anseriformi. “Ogni episodio di malattia o mortalità che coinvolga contemporaneamente diversi soggetti deve essere segnalato subito al Servizio veterinario dell’Azienda Usl”. Sintomi che possono essere diversi nelle varie specie avicole e a seconda delle età dei soggetti. Gli animali possono “morire improvvisamente, senza sintomi premonitori, oppure avere una respirazione aumentata di frequenza, con il becco aperto, o ancora possono avere diarrea, e sintomi nervosi come torcicollo, tremori, paralisi di zampe o ali; possono semplicemente apparire febbricitanti (depressi, restano fermi con gli occhi chiusi e il piumaggio arruffato) oppure possono apparire sani ma produrre meno uova”. Attenzione particolare per gli allevamenti domestici. “Non ci sono rischi a mangiare carne o uova. Per quanto riguarda gli allevamenti domestici di galline, anatre, oche e altri volatili (definiti in gergo “allevamenti avicoli rurali”) non ci sono pericoli che possano derivare dal consumo delle loro carni o uova. Il ritiro di quest’ultime è stato disposto esclusivamente come misure cautelari per la possibilità di trasmissione ad altri avicoli, in quanto potenzialmente venute a contatto con il virus”. Esistono delle precauzioni. “Quelle da utilizzare sono quelle che servono per evitare il contatto con animali selvatici: l’ideale sarebbe allevare gli avicoli completamente al chiuso o in uno spazio recintato, mantenendo in un luogo coperto la mangiatoia e l’abbeveratoio. Nel recinto non devono scorrere fossi o canali e non ci devono essere stagni”.
Cosa fare in caso di sospetti? Nel caso di sospetto della malattia, dunque una morte improvvisa e contemporanea di diversi animali, “occorre contattare il Servizio veterinario dell’Azienda Usl di appartenenza, che provvederà ad effettuare gli accertamenti del caso”.
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