“Viviamo in una paura costante”. Donne, ragazzi, giovani e meno giovani. Esasperati, arrabbiati, alla ricerca di risposte. Perché gli avvenimenti di martedì sera hanno segnato un punto di non ritorno. E perché Albuccione è stanca. “C’è tensione, è inutile negarlo”, racconta uno dei ragazzi presenti, uno dei “figli” del quartiere.
“Oggi siamo qui per testimoniare la nostra rabbia, la nostra frustrazione, gridare a tutti che il nostro quartiere oggi è invivibile. Martedì è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Albuccione fino a martedì era la testimonianza di come fosse possibile una convivenza tra i residenti e i nomadi che da anni si sono fermati – un paradosso, ma così è – nel quartiere. “Non abbiamo neanche la possibilità di utilizzare il nostro parco per organizzare un memorial per il nostro amico Lele, saremo costretti ad andare altrove”. Impossibile perché il parco è preda del degrado e terra dei nomadi che vivono ai confini del parco e della scuola.
La ricerca di notizie è costante. L’assessore alla legalità Russo parla di un tavolo con i cittadini – convocato poi per le ore 21 di lunedì – il tutto in attesa delle decisioni del Prefetto di Roma che ieri ha rinviato l’appuntamento già preso con il sindaco Barbet. Vuole avere il quadro più chiaro. “Ma noi viviamo 24 ore su 24 con l’ansia”. Le parole sono di una donna. “Questo è il peggior momento di sempre, la paura è costante”. Paura di far tornare i bambini da soli da scuola, paura di farli scendere di sotto a giocare come hanno sempre fatto fino a lunedì, paura di scendere anche solo per portar giù il cane. C’è il ragazzo vittima nelle scorse settimane di una tentata rapina al distributore di sigarette. Si è trovato i coltelli puntati per pochi spiccioli, è riuscito a correre via. “Siamo qui per sapere notizie delle decisioni del Prefetto e per conoscere il da farsi. Vogliamo risposte – chiude la signora – e vogliamo capire cosa possiamo fare noi cittadini. Non vogliamo guerriglia, ma legalità: ci sono i nostri figli di mezzo”. E una comunità che ha bisogno di tornare serena.
Il consiglio. Detto del tavolo convocato per la prossima settimana dal Comune – con i temi del lavoro, dello sviluppo, della legalità e dell’autopromozione a comporre il delicato puzzle della riqualificazione – nel consiglio comunale del 29 settembre naturalmente la questione Albuccione è stata al centro dei preliminari, ritornata all’attenzione di tutti come spesso accade in questi casi. Prima Albuccione per molti era e restava solamente un quartiere problematico. Ora è nei pensieri e nei progetti di tutti. Si ricercano soluzioni, delicate e complesse, visto anche il momento di tensione inevitabile. Durante l’assemblea è stato permesso a un rappresentante dei cittadini di parlare. A prendere la parola è stato Federico Rapini, delegato dagli albuccionesi presenti. “Sono gli insediamenti vicino alla scuola quelli che destano maggiore preoccupazione. Il quartiere è diventato un posto dove i bambini hanno paura di andare a scuola, dove i cittadini subiscono rapine per pochi euro, tutti fatti commessi dalle persone che risiedono in quegli insediamenti”. Gli escrementi in strada, gli episodi di scarso decoro che hanno portato alla chiusura del parco, una crescente percezione di tensione e di ansia. “La misura era già colma: martedì ha strabordato”. La domanda è quella che si sono posti tutti i presenti nel pubblico. “Quanto ancora si deve aspettare? Quando dobbiamo ancora subire crimini e danni contro un quartiere già vessato dal degrado, utilizzato negli anni come serbatoio durante le elezioni e come fonte di tasse? Non ci sono alternative allo sgombero, e non saremo disposti ad attendere più di una settimana”. La palla, rovente, ora passa al Prefetto e alle sue decisioni, che dovranno poi essere prese in carico dal Comune di Guidonia.
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