Sant’Angelo-Fonte Nuova-Guidonia / Fogne e situazione idrica: il punto del CRA

In Ambiente & Territorio, Roma Est da Yari Riccardi Commenti

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Da una parte le ormai note ordinanze di sindaci e commissari prefettizi, emanate per limitare il consumo di acqua potabile, vista anche la penuria di piogge di questi mesi. “Sono questi i momenti in cui ci si accorge quanto l’acqua sia fondamentale per la nostra vita e di quanto essa sia insostituibile e da preservare sempre ed in ogni caso”.

È il Comitato Risanamento Ambientale a trattare la tematica, facendo particolare riferimento al territorio di Fonte Nuova e a quello di Guidonia.

“In particolare la situazione di Santa Lucia che rappresenta uno di quei non rari casi di abbandono amministrativo: infatti gli abitanti di questa frazione non possono utilizzare né l’acqua di falda emunta dai molteplici pozzi privati (a causa di una Ordinanza del 2016 dell’allora sindaco Cannella per l’accertata contaminazione rilavata dalla ASL, contaminazione riconducibile all’assenza di rete fognaria)  né, oggi, utilizzare l’acqua dell’acquedotto pubblico  – scrive il CRA in una nota – in quanto, per le ragioni sopra esposte, è stato ordinato di limitarne l’uso ai soli fini potabili ed igienico-sanitari. Ne deriva quindi che a Santa Lucia è vietato, forse uno dei pochi casi in Italia, annaffiare orti o giardini”.

Non va meglio a Marco Simone, dove gli ambientalisti raccontano del largo utilizzo “di acqua potabile o acqua di falda, dunque inquinata, da parte di molti cittadini ed aziende note per ristorare i propri prati. Davvero un ottimo risultato ottenuto da chi ha amministrato, sempre gli stessi, questo territorio, che si va ad aggiungere al degrado generalizzato”.

Uno degli esempi messi all’attenzione da parte del CRA è quello dell’assenza di una rete fognaria “adeguata alle esigenze dell’edificato presente e passato e dell’annosa questione, tutta ancora da risolvere, del collettore primario denominato Pichini-Marco Simone, a tutt’oggi ancora inutilizzato. Questioni vecchie quanto i primi insediamenti spontanei che avvennero nei primi anni ’60 quando, richiamando le parole dei più anziani, nel corso d’acqua in questione, la cosiddetta ‘marana’, c’erano i pesci e non le acque reflue domestiche, le fogne, di oggi”.

Pesci ed altre specie animali naturalmente non esistono più nel corso d’acqua che fa da confine tra Fonte Nuova e Guidonia Montecelio. “Una grave situazione ambientale ancor prima che sanitaria, che non non fa più notizia nella comunità locale e tanto meno è stata presa in considerazione da chi dovrebbe amministrare seriamente questo territorio”.

Criticità quotidiane ed evidenti, come quelle rilevate da alcuni cittadini a seguito dei lavori di rifacimento dei marciapiedi a Santa Lucia, “sotto i quali sono venuti alla luce collettori fognari, vecchi ancor prima del primo, piccolo depuratore costruito presso Piazza delle Rose, che si dirigono con tutte le perdite del caso) direttamente nel corso d’acqua vicino alla Provinciale Palombarese. E ancora la scoperta di  altre pertinenze private che hanno la cosiddetta fossa biologica direttamente in dispersione nel terreno e quindi nella falda o nel collettore pubblico di “raccolta” delle acque chiare”.

Il tutto senza dimenticare i casi che riguardano direttamente i Comuni coinvolti – Fonte Nuova, Sant’Angelo Romano e Guidonia Montecelio – come quello dei “due collettori fognari pubblici che scaricano da anni, dopo aver raccolto le acque reflue domestiche di alcuni centri abitati, rispettivamente all’interno dello scolmatore Acea e nelle pertinenze sempre di Acea, che a sua volta immette le acque nel solito fosso”, e ancora il caso di Pichini e Ponte delle Tavole dove viene usato un piccolo fosso (che si ricongiunge poi al corso d’acqua di Santa Lucia) “come collettore fognario, e di cui è visibile la melma grigiastra, per non parlare della puzza nauseabonda, tutto in spregio totale alle normative di riferimento”.

Un quadro unito dalla scarsità di controlli da una parte, mentre dall’altra sono molti i cittadini che non sono nemmeno a conoscenza delle ordinanze, senza dimenticare una delle questioni più annose, quello della mancata messa in esercizio del collettore fognario Pichini-Marco Simone, “un’opera che sicuramente andrebbe a risanare, seppur in parte, il territorio, ma purtroppo anche per quest’opera non si vede la luce”.

La causa è la mancata autorizzazione di ampliamento al depuratore di Marco Simone, che dovrebbe ricevere appunto le acque reflue dei comuni coinvolti.

Salute e tutela ambientale da un lato, dall’altro anche la politica. “Le amministrazioni pubbliche ed i responsabili politici continuano a non voler affrontare il problema, anche durante le campagne elettorali, con rarissime eccezioni, non fanno nulla per porre in atto le condizioni per allacciarsi alla pubblica fognatura”, questa la chiusura del CRA.

A Guidonia e Fonte Nuova si vota. Vedremo se i prossimi sindaci andranno a recepire l’ennesima segnalazione sul tema.

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