Tempi lunghi, ancora. Ma le palestre a Guidonia continuano ad essere chiuse. Sono due gli impianti che ad oggi risultano in regola con i certificati di prevenzione incendi, la palestra scolastica di via Trento e la palestra comunale di via Po. La burocrazia si muove, con i Lavori Pubblici che hanno trasmesso alla scuola di via Trento la comunicazione del superamento della questione Cpi (nel caso specifico pare tuttavia che il certificato fosse ancora ancora valido: mancava un codicillo per dare il via libera all’utilizzo della struttura in orario extrascolastico) e con i tempi che restano sempre lunghi, visto che ora l’istituto scolastico che ha ricevuto la comunicazione dovrà convocare il consiglio d’istituto che andrà a deliberare vagliando le richieste pervenute per dare poi il successivo consenso all’utilizzo. La delibera deve poi essere inviata al Comune che a sua volta deve vagliare e dare un nulla osta che ritrasmette alla scuola. Fatto questi passaggi, la scuola prepara un contratto per la concessione delle ore e se tutta la documentazione è completa, consegna le chiavi. Ci vorrà dunque un altro po’ di tempo.
Il ViviVillalba. La società del presidente Ernesto Schiavone è quella maggiormente colpita dal caos palestre a Guidonia. L’odore delle fiamme della palestra di piazza Martiri delle Foibe è difficile da far scomparire, e già all’epoca aveva portato enormi problemi alla squadra. Problemi che non se ne sono mai andati e che anzi si sono amplificati da settembre ad oggi. «Non abbiamo avuto nessuna risposta e ovviamente nessuna autorizzazione – spiega Schiavone – per accedere agli impianti richiesti, quelli di via Po e quelli di via Trento, gli unici oggi in procinto di essere disponibili. Abbiamo chiesto la palestra comunale di via Po per le partite in casa con atto del 24 novembre, l’abbiamo nuovamente richiesta il 12 dicembre, ma non abbiamo avuto nessun riscontro». La società porta avanti 8 campionati in contemporanea. «Nessuna traccia del regolamento per l’assegnazione delle strutture, l’Ufficio Sport dice di non saper nulla. Se non risolviamo questa situazione entro breve saremo costretti a chiudere i battenti». La burocrazia da una parte, lo sport dall’altra. Uno sport impossibile da portare avanti in queste condizioni. «Ci stiamo allenando male e meno di tutti gli altri, l’unico spazio a disposizione è una palestra al Volta di Tivoli, piccola, bassa e non adatta alla pallavolo. In questo periodo ci stiamo allenando con temperature che variano da i -2 ai 7 gradi. Molti atleti ci stanno lasciando o sono in procinto di farlo. E nessuno si iscriverà il prossimo anno se le condizioni restano queste».
L’Energheia. Si allenano e giocano a Roma le ragazze dell’Energheia. La palestra a Collefiorito per loro è ormai chiusa da mesi e le atlete del presidente Fabrizio Mares hanno iniziato ad essere “vagabonde”, nel senso più pieno della parola. «Ad oggi le nostre ragazze impegnate nella serie D regionale, si allenano una volta a La Rustica, una volta a Cinquina, un’altra a Mentana e giocano le partite casalinghe nel quartiere Villa Gordiani di Roma, mentre le ragazze Under 18 e Under 16 si allenano e giocano a La Rustica. Tutto ciò, oltre a renderci vagabondi – spiega il presidente – e a farci perdere un’identità territoriale sviluppatasi positivamente nel decennio, ha generato un impegno chilometrico sia da parte delle atlete che dei genitori che si sono trasformati in accompagnatori permanenti». Disagi annosi che portano a ripercussioni sulla sopravvivenza stessa della società. «Abbiamo riscontrato una contrazione del 50% nelle iscrizioni ai nostri corsi, ovvero non abbiamo, anzi, non possiamo avere, adesioni al minivolley e alle categorie giovanili. Gli spostamenti nelle varie palestre implica maggiori costi, la contrazione delle iscrizioni genera mancato incasso delle quote associative e, ciliegina finale, impossibilità di attingere al nostro settore giovanile negli anni futuri. I numeri quantificano in circa 25.000 euro il danno per la stagione in corso, anche perché chi fino a ieri ci ha supportato economicamente (sponsor locali) alla luce del nostro allontanamento dal territorio di riferimento, non potendo avere un ritorno, ha preferito “sospendere” i contributi. L’impossibilità di programmare il futuro non è quantificabile». Un quadro desolante, che racconta di anni di impegni per la città e per i giovani di fatto travolti da un problema burocratico che andava solamente affrontato per tempo. Impegno è la parola ricorrente nelle dichiarazioni di Mares. «Non possiamo accettare che il nostro impegno serio e costruttivo venga ripagato con simile moneta. Non è accettabile depauperare tutto quanto di positivo fatto fino ad oggi a causa di mai identificati responsabili. non è stimolante doversi impegnare senza un futuro».
L’MSC Basketball Academy. I risultati sportivi continuano ad essere buoni, ma il quadro dove questi avvengono è il medesimo. È l’associazione sportiva guidata dal coach Paolo Utzeri una delle altre realtà del territorio alle prese con le palestre chiuse. Importanti obiettivi raggiunti – non ultimo quello della partecipazione di tre ragazze al Torneo Nazionale U14 Memorial Fabbri di Rimini e le sei atlete guidoniane scelte per allenarsi al Centro Tecnico Sportivo Federale della FIP del Lazio – che si scontrano con la “totale inesistenza di aiuti pubblici ricevuti per portare avanti l’attivita sportiva. Ad oggi infatti la MSC Basketball Academy – raccontano dall’associazione – non ha una sede fissa in città dove poter far svolgere gli allenamenti alle proprie atlete ed è dunque costretta a spostarsi in altri comuni limitrofi (Palombara Sabina) per fare ciò. È inoltre costretta ad affittare di volta in volta strutture private in altre zone della Città metropolitana di Roma per far giocare le partite casalinghe dei tre campionati di riferimento, con il risultato che in effetti le ragazze non giocano alcuna partita davvero in casa con pubblico e tifoseria amica”.
La voce di un allenatore. «Senza palestre si sta male. Malissimo». Dopo i presidenti abbiamo ascoltato chi sta a bordo campo, chi lotta ogni giorno per far quadrare organizzazione e necessità di allenarsi, per salvare realtà costruite con fatica e impegno dai “mostri” dei certificati e delle carte bollate. Valerio è solo un esempio dei tanti ragazzi che hanno ricevuto tanto dallo sport e che da anni restituiscono ad altri ragazzi. Come erano loro tempo fa, in un circolo virtuoso che alimenta sogni, passioni e amori all’incrocio delle righe di un campo. «Il settore giovanile, strettamente dipendente dai genitori è completamente azzerato. Solo il gruppo delle under 18, dopo lunghe trattative con i genitori, ha accettato – racconta Valerio Blasi dell’Energheia – di seguirci nella collaborazione con il Borgo Don Bosco Roma. Così ogni settimana ci imbarchiamo alla volta di Roma, fortunatamente non dovendo arrivare lontanissimo». I genitori che a turno mettono a disposizione la macchina e la necessità di trovare di volta in volta soluzioni in brevissimo tempo. Il tutto per andare spesso in strutture più piccole per dimensioni ma di costi talvolta anche più alti. «La mia macchina è sempre a disposizione con il bagagliaio pieno di attrezzature: palloni, divise, coni, documenti vari. Tutto quello che serve per un allenamento e per un campionato che di solito è custodito in palestra. Certo la capienza del bagagliaio limita le attrezzature, ma con un po’ di ingegno e molta flessibilità si riesce a risolvere ogni questione. Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare ancora una volta le ragazze che nonostante tutto hanno deciso di restare con noi, di non abbandonarci, come una vera squadra fa in queste occasioni. A loro va la mia riconoscenza e quella della società. Senza di loro saremmo già finiti». La passione e l’orgoglio, il sudore e la volontà. Gli ultimi baluardi dello sport contro le lungaggini della burocrazia.
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