E’ una di quelle storie che andrebbe raccontate a chi dice che nei sogni non ci si deve credere. A chi dice che il talento non conta, che lo studio è il minimo, che è meglio non provarci, così neanche ci si fa male. Eppure c’è ancora chi ci prova, chi riesce e chi non ha intenzione di fermarsi, unendo professionalità, talento e preparazione all’interno di uno studio di fisioterapia. “E’ stato naturale chiamare Francesco quando ho avuto l’opportunità di prendere questi locali e aprire uno studio: ce lo dicevamo quando eravamo studenti, ci ridevamo su. Ed ora eccoci qua”. Loro sono Francesco Castorani, 29 anni di Tivoli, e Alessandro Caldarelli, 28 anni di Guidonia. E’ una storia bella, che ci piace raccontare, perché smentisce tutta una serie di luoghi comuni. Il loro studio nei pressi della Triade, in via della Longarina 1, racconta esattamente quello che i due ragazzi sono. Innamorati del loro mestiere. Alle 21 le stanze dove Francesco e Alessandro lavorano non vogliono proprio smettere di respirare: i due si incontrano nella facoltà di Fisioterapia, all’Università di Tor Vergata. Era il 2006. “Io ho sempre fatto sport – esordisce Francesco, e Alessandro aggiunge, sorridendo – pure io, ma sentivo che se volevo arrivare ad altri livelli dovevo prendere una via differente, sempre all’interno del mondo dello sport”. Per Alessandro tanti tirocini in tanti studi, e l’esperienza di fisioterapista con il Guidonia Calcio, per Francesco il lavoro all’interno delle giovanili della Lazio e al Medicus Hotel. Insieme tentano di proporre una nuova concezione di fisioterapia, con un evidente sguardo al valore sociale delle cure. “Il nostro obiettivo – racconta Alessandro – è quello di rendere e proporre un servizio che sia accessibile per tutti, che sia paritario per l’atleta amatoriale e per chi fa dello sport la sua professione. Questo è quello che facciamo all’interno di SHT (Sport and Health Therapy, ndr): il nostro target è il quotidiano, tentando di offrire un’alta professionalità attraverso i trattamenti più complessi e quelli più semplici, senza fare nessun tipo di differenza tra i nostri pazienti”. Pazienti seguiti passo passo sulla via della riabilitazione, senza porre distanze e con la passione che contraddistingue tutti quelli che lavorano per amore e non per dovere. “Passione – prosegue Alessandro – è voler capire le cose e cercare una soluzione per ogni tipo di problema: i nostri non sono pazienti, appena entrano qui diventano nomi e storie”. Curare un atleta come si cura un qualsiasi lavoratore che ha bisogno di risolvere i suoi problemi di salute per tornare a lavorare: il senso sta tutti qui, e si respira all’interno dello studio, aperto dal lunedì al venerdì. Uno studio che è dotato anche di una attrezzata palestra. “Puntiamo sempre – chiude Alessandro – ad avere risultati duraturi. Se qualcuno torna qui con lo stesso dolore che abbiamo curato, abbiamo fallito”. Una storia di quelle che vale la pena raccontare. Perché si parla di ragazzi, di amici, di passione per un lavoro che senza passione sarebbe un freddo esercizio di stile. Non pazienti, ma nomi. Già questo è garanzia di differenza. E garanzia di cura, professionale e con un solo target. Quello della salute, e dei nomi, quindi delle storie, quindi delle persone, che entrano nello studio di Alessandro e Francesco.
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