Roma. Operazione antidroga dei Carabinieri: 10 arresti

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Primo Piano da Yari Riccardi

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Una indagine che inizia nel 2013, e che chiude oggi con le ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP del Tribunale di Roma, su richiesta della D.D.A. della Procura della Repubblica. Ordinanze eseguite dai Carabinieri della Compagnia di Tivoli nei confronti di 10 persone nell’ambito di una indagine per il reato di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsioni. L’operazione di oggi è la conclusione di una articolata indagine portata avanti dai Carabinieri della Stazione di Roma Settecamini, scaturita – siamo nel dicembre 2013, Ponte di Nona – a seguito dell’esplosione di quattro colpi d’arma da fuoco contro la porta di casa di una delle persone destinatarie delle misure cautelari. Gli spari del 2013, hanno accertato poi gli investigatori, andavano ad inserirsi in un sistema di contrasti legati al controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel gennaio 2014 venivano eseguite diverse perquisizioni domiciliari nei confronti di soggetti risultati coinvolti nell’attività di spaccio che hanno consentito ai Carabinieri di sequestrare una cassaforte, all’interno della quale oltre a stupefacente e denaro erano custoditi diversi documenti contenenti la contabilità dei proventi dell’attività di spaccio. Prendeva così forma, durante le indagini, un complesso panorama di attivitò di spaccio di stupefacenti, difficile da dipanare in quanto talvolta gestito attraverso linguaggio in codice.
“Il risultato è stato favorito, in particolare, dal ritrovamento – fanno sapere i Carabinieri – all’interno della cassaforte di un foglio con disegnato un campo di calcio e le firme di numerosi degli indagati. Il documento, che rappresenta la prova del patto criminale, ha orientato l’attenzione degli investigatori su alcuni termini calcistici utilizzati nel corso delle conversazioni ma spesso apparentemente privi di significato”. E’ così che la piazza di spaccio diventa ‘campo’, le vedette ne sono i ‘fari’ e i ‘tornei’ niente altro che i turni degli spacciatori. Il grave quadro indiziario raccolto a carico degli indagati ha permesso di ricostruire la struttura dell’organizzazione ed identificare i ruoli ricoperti dai singoli componenti.
“I personaggi al vertice della piramide erano coloro che curavano la gestione della contabilità e l’approvvigionamento dello stupefacente, predisponevano i turni degli spacciatori e delle vedette e rappresentavano il punto di contatto per gli acquirenti che venivano poi smistati tra i diversi spacciatori su strada a seconda del quantitativo e della tipologia di stupefacente che desideravano acquistare (cocaina, hashish marijuana). Vi era poi la cosiddetta “manovalanza” – proseguono i Carabinieri – composta da numerosi giovani, tutti italiani, che si occupano dello spaccio al minuto e del servizio di vedetta per segnalare l’arrivo delle forze dell’ordine”. All’interno dell’organizzazione, anche persone incensurate che, con lauti compensi, avevano il compito di fare la cosiddetta “retta” ossia custodire all’interno delle loro abitazioni lo stupefacente al fine di impedire che lo stesso potesse essere sequestrato nel corso di perquisizioni. Non mancano gli episodi di estorsioni, minacce e violenze verso i cattivi pagatori: ud una donna, madre di uno dei presunti acquirenti dello stupefacente che non era riuscito a saldare i suoi debiti, era stato imposto di lasciare la casa popolare, occupata abusivamente, in cui abitava affinché l’organizzazione potesse farla occupare da altre persone, recuperando in tal modo la somma di 20.000 Euro.
“L’operazione odierna ha permesso di disarticolare un’associazione per delinquere, con un giro d’affari intorno ai 15.000 euro giornalieri, che era riuscita a garantirsi il controllo dello spaccio su alcune “piazze” nel quartiere di Ponte di Nona, attraverso lo sfruttamento della povertà, della disoccupazione e delle difficili condizioni di vita di numerose famiglie, molte delle quali afflitte dal dramma dei figli tossicodipendenti, che – chiudono i Carabinieri – per riuscire a sopravvivere hanno tollerato ed in alcuni casi favorito l’attività illecita posta in essere dagli indagati”.

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