Nel mondo, il secondo romanzo italiano più letto risulta essere il Bell’Antonio, di Vitaliano Brancati, morto giovanissimo sessanta anni fa: un lucido e meraviglioso affresco dell’Italia fatto attraverso un meccanismo concentrico che, dal sistema nazione, dalla storia di un Paese in grande difficoltà durante il periodo fascista, fotografa una microstoria in Sicilia di una famiglia e del suo Bell’Antonio. In questa riduzione curata dalla figlia di Brancati, Antonia, e da Simona Celi , che andrà in scena venerdì 30 gennaio e sabato 31 gennaio al Teatro Imperiale di Guidonia, si è voluto fortemente riportare in palcoscenico la scrittura brancatiana senza fare operazioni di interpretazione. Un progetto importante che riporta in teatro una grande coppia Andrea Giordana e Giancarlo Zanetti, attori che per anni hanno messo in scena insieme grandissimi allestimenti. Un cast di ottimi attori per uno spettacolo che nel 2015 rappresenterà l’Italia all’estero. Un personaggio già reso celebre dall’interpretazione di Mastroianni e dalla regia di Bolognini, pieno di fascino, quasi enigmatico, chiuso in un destino contrario alla propria natura. Una storia iperbolica in una Sicilia che viene raccontata con grande amore, lontana dagli stereotipi e dai facili ammiccamenti. Antonio, bellissimo e privo di qualunque talento, viene visto come una sorta di divinità. Il padre decanta la virilità di questo figlio unico, la gente pensa che lui sia vicino a Mussolini ed influente, Catania non parla altro che delle sue doti. Ma questo non basta: nella storia entrano e sono protagonisti un fascismo locale macchiettistico ed inadeguato, una madre mite ma pronta a mordere per difendere il figlio, uno zio filosofo. Un matrimonio non consumato porterà due famiglie di Catania al centro di una tragedia al contrario in cui l’eroe lo è nonostante se stesso e il motivo della tragedia in se non esiste se non in una incomprensibile difficoltà di Antonio ad amare. La sensualità, la carnalità, le cose taciute e quelle che non si possono dire, i segreti del talamo, l’impotenza o il peso di un ruolo non voluto, sono solo una chiave di lettura che invece di risolvere il romanzo apre la mente del lettore, e in questo caso dello spettatore, alla ricerca di variabili in cui la fine potrebbe non essere nota.
Teatro Imperiale
Venerdì 30 gennaio ore 21
Sabato 31 Gennaio ore 17 – ore 21
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