Nessuna privatizzazione né “distruzione” dell’attività di screening. La Direzione Generale della ASL RMG passa all’attacco, e tenta di fare chiarezza sulle numerosi voci di queste settimane, che lasciavano addirittura intendere un annullamento del programma di screening e di prevenzione. “Noi vogliamo potenziare questo servizio – ha spiegato il direttore generale Giuseppe Caroli –assolutamente non è nostra intenzione distruggere nulla. Il nostro progetto, presentato alla
Regione Lazio all’interno dell’Atto Aziendale, prevede un’estensione del servizio di screening e,non da meno, l’estensione a tutte le strutture dell’Asl delle migliori pratiche, cosa che oggi nonaccade. L’intento di questo progetto è risparmiare risorse umane ed economiche senza intaccarein nessun modo, anzi, questo delicato ed importantissimo servizio”. Di fatto sarà diviso l’aspetto organizzativo da quello relativo all’erogazione del servizio: chi fino ad oggi ha organizzato lo screening continuerà a farlo, e per tutti gli accertamenti clinici ci si rivolgerà con apposite liste e corsie privilegiate nei distretti e negli ospedali della Roma G. Aumenteranno, così, i punti di accesso per le donne e per gli uomini che dovranno sottoporsi ad accertamenti. “Nessuno nega quanto di buono, di ottimo, fatto in questa azienda in periodi pioneristici ma,oggi, è necessario fare il passo successivo, come prima di noi hanno fatto in molte regioni italiane. E’ nostro intento, poi, fronteggiare anche le altre patologie che, statistiche alla mano,
sono le principali cause di morte in questa Asl, tra cui diabete ed ictus. Vogliamo avviarecampagne preventive, a monte dello screening, sui sani stili di vita. Pensiamo, ad esempio, cheoltre alla diagnosi precoce il tumore al colon retto sia importante, preventivamente, spiegare quale alimentazione adottare per evitarlo. Non sono chiacchiere, sono reali progetti inseriti nell’Atto Aziendale”.
Questo il quadro generale: Caroli poi passa punto per punto alle accuse arrivate in questi giorni. “Non è assolutamente vero – spiega il direttore – che non saranno più utilizzati i due camper allestiti come studi mobili, mezzi che peraltro costano circa 500 mila euro l’anno. Verranno impiegati per quella che è la loro funzione, portare la prevenzione nei comuni più lontani. Non ha senso tenerli fermi per giorni nelle piazze di Tivoli o Guidonia Montecelio dove sono disponibili varie strutture, e a breve ne aprirà anche un’altra, a cui rivolgersi per lo screening. Stiamo estendendo anche ai consultori, i luoghi demandati alla prevenzione e all’educazione sessuale, l’Hpv, un metodo già utilizzato dallo screening della Roma G, molto più efficace del pap test attualmente utilizzato. Nell’ambito dello screening mammografico, poi, è nostra intenzione creare un centro senologico dove la donna, sottoposta a mammografia e alla quale è stata individuata una qualche neoformazione, possa subito effettuare un’ecografia e l’ago aspirato, i cui risultati saranno immediatamente letti da un anatomopatologo. Nel caso tumore troverà immediatamente un chirurgo, un oncologo ed uno psicologo che seguiranno la donna nel percorso, pre operatorio, operatorio, post operatorio e riabilitativo”.
Caroli chiude con un ulteriore chiarimento, specificando che le sue parole non sono mirate alle associazioni di volontariato che operano all’interno della Roma G. Noi teniamo in grande considerazione la loro opera, tanto che stiamo lavorando per destinare loro in ogni sede di questa Asl dei locali per fargli svolgere la loro attività. Semplicemente non capisco a chi convenga tutto questo bailamme”. Sicuramente non conviene agli utenti delle strutture sanitarie locali.
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