Guidonia. Una Volpe passeggia nel Parco Caduti di Nassiriya da cinque notti

In Ambiente & Territorio, In Evidenza da Yari Riccardi

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“…In quel momento apparve la volpe.”Buon giorno”, disse la volpe.”Buon giorno”, rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.”Sono qui”, disse la voce, “sotto al melo….””Chi sei?” domandò il piccolo principe, ” sei molto carino…””Sono la volpe”, disse la volpe. ” Vieni a giocare con me”, disse la volpe, “non sono addomesticata”. “Ah! scusa “, fece il piccolo principe…”. E la tentazione è stata quella. Tentare di farci addomesticare da una piccola volpe che da circa 5 sere si aggira nella pinetina di Guidonia.Tarda notte, intorno all’una, esce dalle aiuole di viale Leonardo da Vinci e se ne va in cerca di cibo nella pinetina. Non è un incontro usuale, almeno in centro città. E ci piace raccontarlo, perché – nonostante chiaramente la presenza di una volpe dentro una città vada interpretata solo e soltanto come una violenta urbanizzazione, che spinge gli animali alla disperata ricerca di cibo in ogni luogo, bosco o parco cittadino che sia – è stato davvero come vivere l’incontro tra il Piccolo Principe e la Volpe nello splendido libro di Antoine de Saint-Exupéry. La Volpe ci ha ricordato l’importanza delle cose piccole che ancora stupiscono, e quelle parole “non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”, che è una frase troppo giusta per non ripeterla tutti i giorni. E ancora la necessità di lasciarsi addomesticare, superando le diffidenze troppo speso causa di rapporti che mai iniziano, perché schiavi dell’immagine e degli stereotipi di ogni tipo. “In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”: sembra così facile a dirlo. E l’importanza di dare del tempo agli altri, di darsi del tempo senza lasciarsi travolgere dal grigio che ci circonda. Perché è solo donando il tempo a una Rosa che rende questa importante. A costo di guadagnarci solo “il colore del grano”. Questo insegna la Volpe. O meglio, a tutto questo abbiamo pensato mentre ci passava davanti trotterellando in queste fredde notti di gennaio. E chissà, magari è un presagio buono anche per questa città così malandata. Forse stasera, se la incontreremo di nuovo, metteremo da parte la vergogna e l’orgoglio. E le chiederemo di addomesticarci. Solo per essere ancora più responsabili delle rose che curiamo ogni giorno. Sono le nostre rose, ci abbiamo investito tempo e lacrime e sudore e sorrisi. Vale la pena avere cura di loro.

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