Tivoli. Le ex cartiere tra degrado e riqualificazione: tempo spazio e memoria nell’incontro organizzato da TivoliLiberaTutti

In Ambiente & Territorio, In Evidenza da Elena Giovannini

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Spazio,tempo, memoria. Questi i tre elementi fondamentali dell’incontro organizzato il 18 gennaio dall’associazione “Tivoliliberatutti”: una discussione pubblica sulla situazione delle vecchie Cartiere, sul loro significato storico e sulla loro possibile riqualificazione. Partecipano all’evento Antonio Novelli, rettore della LUIG di Villa Adriana, con la proiezione di un video-documentario, e due giovani architetti E.Laudi e A.Lombardi che presentano un possibile progetto di riqualificazione.

Gli organizzatori dell’evento,R. Censi, storica dell’arte, e L. Piemontese, archeologo, ci spiegano come “ogni cartiera ha una sua storia particolare”: lo stabilimento nei pressi del tempio di Sibilla e Vesta è fatiscente, quello all’interno del complesso di Ercole Vincitore in disuso dagli anni cinquanta e infine le cartiere Amicucci, comprate dal comune nel 2000 per 2 miliardi di lire, sono parzialmente crollate nel 2009. “Dopo cinque anni” prosegue Censi “non c’è ancora stato nessun intervento di messa in sicurezza”: il luogo risulta completamente lasciato a se stesso, preda di chi vive smontando pezzo per pezzo i vecchi macchinari e rivendendoli come rottami di ferro.

Uno spazio, quello delle cartiere, che “è stato un luogo simbolo di Tivoli, un luogo in cui si riconoscevano molti tiburtini: per esempio il suono della sirena che scandiva i turni della fabbrica scandiva proprio la vita dei cittadini”, spiega R.Censi.
A stupire i due organizzatori è proprio il fatto che oggi di questa realtà che ha così inciso nella vita della città non sia rimasto nulla, se non una scarsissima documentazione e le poche testimonianze dirette di chi in quei luoghi ha vissuto e lavorato. E’ importante quindi recuperare lo spazio, ma anche capirne l’importanza, come centro e simbolo di una condizione, di una quotidianità di storie che restituiscono dignità e vita a quel luogo che di storia sembra non averne più.

Entra così in gioco la memoria, come recupero di un’identità e di una testimonianza che sembra perduta: a raccontarcela è Antonio Novelli attraverso un viaggio nella memoria di un anziano signore, nella sua gioventù lavorativa che poi è la storia delle cartiere. Memoria che si scontra con l’attuale condizione del luogo:”ciò che questo documentario vuole evidenziare è l’abbandono, l’incuria è il fatto di aver sputato sopra a quello che era la caratteristica principale, qualificante, della città” spiega l’autore. Per Novelli, non è più possibile recuperare questo spazio come luogo della memoria: “non c’è più nulla di 150 anni di storia. Prima che venissero lasciate al degrado i proprietari fecero smontare i macchinari e li fecero vendere da quello che a Tivoli si chiama Carluccio. Niente memoria storica: una cosa orribile, e purtroppo avvenuta davvero”.

Ultimo elemento è quindi il tempo, un tempo di abbandono e silenzio lungo quasi settant’anni.
Ma anche il tempo attuale, che forse anche grazie a iniziative come questa potrebbe cambiare le cose: nel documentario di Novelli, “colpisce la scena di questo signore che si guarda intorno e vede solo siringhe, è diventato un ricovero di tossicodipendenti praticamente. E’ diventato questo e potrebbe essere molto altro.” dichiara R.Censi.

Nasce così l’idea presentare alla cittadinanza il progetto di riqualificazione di due giovani architetti con lo scopo di proporre idee nuove per restituire a tutti un luogo di tutti, per riprendersi ciò che il tempo e l’incuria hanno distrutto e farne nascere qualcosa di nuovo. Come ha concluso L. Piemontesi, lo scopo di questi incontri è proprio questo,” cambiare prospettiva, di non progettare più opere che vanno a consumare il territorio che è rimasto ma di valorizzare ciò che c’è già”.

(Foto di Antonio Novelli, che ringraziamo)

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