…Non c’è un tempo per noi, non c’è un posto per noi…Cos’è questa cosa che forma i nostri sogni e tuttavia ci sfugge? (…) Per noi non c’è scelta, per noi è già tutto deciso…Questo mondo ha un solo tenero istante a disposizione per noi…” (Queen, Who Wants to live forever). Non lo sappiamo cosa potrà aver pensato mentre legava la cinta dell’accappatoio alla maniglia della finestra, se la passava intorno al collo e si abbassava verso terra. Era tardo pomeriggio, era fine settimana. Era la fine della vita per un uomo di 39 anni. Dentro la sua casa, a Tivoli. Un uomo disperato che lascia moglie e figli. Disperato per la perdita del posto di lavoro. Una storia tragica, amara e significativa della ormai famigerata “crisi”, che travolge tutto e tutti, e spesso non lascia scampo. Una storia come tante, purtroppo. Una storia che finisce come niente dovrebbe mai finire. “Questo mondo ha un solo tenero istante a disposizione per noi”: un istante che il 39enne ha creduto aver già vissuto. Un istante che non poteva ritornare. Un istante che è diventato eterno dopo gli ultimi respiri. I soccorsi non hanno potuto far altro che constatare il decesso, tra le lacrime della moglie. “…Un altro eroe, un altro insensato crimine. Dietro le quinte, nella pantomima. Resistere, c’è qualcuno che ce la fa ancora?…”. Lui non ce l’ha fatta. E neanche possiamo immaginare cosa potesse passare nella testa dell’uomo, mentre si toglieva la vita. L’amore della moglie, i sorrisi dei bambini, le gioie di una vita. Poi il buio e la disperazione. Nelle favole queste cose non succedono. Nelle favole gli eroi si salvano. Nella fantasia. Qui di favola non c’è nulla. Qui vince il buio, la luce non c’è più. E un uomo si è tolto la vita perché senza più lavoro. Ennesimo, inaccettabile, tremendo caso. Un bacio al Cielo per lui. Che possa avere pace.
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