“Diversamente, come?” non doveva essere un concept e propriamente, forse, non lo è neanche adesso che è realizzato e compiuto. Ma quando, circa un anno, fa abbiamo raccolto e selezionato i brani scritti da ognuno, li abbiamo avvicinati e ascoltati insieme, ci siamo resi conto che, senza nessun accordo tra noi, della stessa cosa avevamo parlato. Di amori falliti per incapacità umana, di vite in stand by ammalate di impotenza, della genuflessione emotiva e psicologica di un Paese, delle sue anime e del suo cuore in calma piatta. Di questo raccontano i testi, probabilmente i più sinceri e nudi che siamo mai stati capaci di scrivere nella nostra vita. La musica, semplice, fresca, vitale (a volte solare e a volte cupa), se siamo riusciti nell’intento, dovrebbe raccontare alle emozioni quel che si agita sotto il pelo di un’acqua apparentemente immobile, dove le correnti preparano la tempesta che verrà. Abbiamo fatto in modo che tutte le canzoni suonassero un po’ distanti, ammantate di quel riverbero naturale lasciato dai sogni poco dopo il risveglio, perché quando la vita fatica a darti quello che vorresti, tutto si allontana un po’, sbiadisce e si lascia anticipare dalla sua eco. La musica, in questo album è il sentimento vitale irriducibile che ribolle sotto la cappa di quell’impotenza che i testi raccontano. Tra le canzoni, c’è n’è una che forse contiene tutte le altre. Si intitola “Il Vento”. Abbiamo immaginato l’assurdo fantastico di un mondo in cui il vento ha smesso di soffiare. Un mondo afflitto dall’inerzia, in cui tutto ha smesso di muoversi. Voleva essere una fotografia del sentimento che ha invaso la nostra epoca, di una generazione presa in mezzo tra un futuro angoscioso e un passato dimenticato, costretta a vivere in un presente cristallizzato e avaro di promesse. Quando Pierpaolo Capovilla ci ha chiesto, dopo aver raccolto il nostro invito a partecipare, di poter contribuire come autore a questo testo, ha portato con sé anche una visione sentimentale in senso stretto, inventando una doppia lettura che non c’era. E’ venuto così ad abitare il brano una sorta Don Chisciotte contemporaneo e malinconico, reduce smarrito dalla scomparsa di un amore e per giunta privato, insieme al vento, dei grotteschi mulini contro cui lottare. La canzone conteneva e contiene tuttora intatto un interrogativo che appartiene tanto a chi è rimasto troppo a lungo senza amore, quanto a chi per troppo tempo ha visto scomparire le redini della propria esistenza: e se un giorno il vento tornasse a soffiare, se tornasse l’amore, se la vita tornasse a chiamarmi, che cosa farei? Sarei pronto a ricominciare? Questo, in fondo, è l’interrogativo inquieto che attraversa, a partire dal titolo, l’intero album. Nadàr Solo
BIOGRAFIA
Ecco tre ragazzi freschi e geniali (Rockit), che secondo Rockerilla hanno realizzato un disco perfetto o meglio un piccolo gioiello, come ha scritto Rumore. Dopo l’uscita dell’album “Un piano per fuggire” (Massive Arts/Self 2010), album del mese per Virgin Generation, i Nadàr Solo partecipano al Mi Ami 2010 e ad altri festival estivi, ma il primo vero tour della band parte a marzo 2011 e prosegue in tutta Italia per un totale di oltre 50 date. Anche grazie ai live potenti e mozzafiato, Carlo Massarini, che li definisce “un trio indie-rock di rara intensità”, dedica loro un servizio trasmesso dal programma Cool Tour su RAI 5, unica band emergente insieme a nomi come Verdena, Pertubazione, Teatro degli Orrori e Luci della Centrale Elettrica.
L’album e il tour portano i Nadàr Solo nel 2012 ad aprire i concerti di Bugo, The Niro, Pan Del Diavolo, Perturbazione, Amor Fou. Inoltre, figurano tra le 5 band di supporto ufficiali del tour 2012 del Teatro degli Orrori.
All’attività di cantante e bassista dei Nadàr Solo, Matteo De Simone affianca quella di scrittore e pubblica nel 2011 “Denti guasti” (Hacca), suo secondo romanzo. Il libro, che racconta le vicende di due giovani immigrati, è fonte di ispirazione per Pierpaolo Capovilla durante la stesura dei testi del concept sull’immigrazione “Il mondo nuovo” ultimo album de Il Teatro degli Orrori (“Mentre stavamo concependo Il Mondo Nuovo, la lettura del romanzo mi ha raccontato delle cose. E questa consequenzialità c’è tutta ed ha un senso”). Nasce così un reading tour in diverse città italiane, con letture dello stesso Matteo De Simone
e di Pierpaolo Capovilla e con le musiche del cantautore torinese Daniele Celona. La collaborazione tra De Simone e Capovilla prosegue poi con la scrittura a quattro mani di un brano: “Il Vento”. Alle registrazioni della canzone, composta ed eseguita musicalmente dai Nadàr Solo, hanno partecipato in qualità di musicisti anche gli altri componenti del Teatro degli Orrori: Gionata Mirai, Giulio Ragno Favero e Franz Valente.
“Il Vento” è il primo singolo estratto dall’album dei Nadàr Solo “Diversamente, come?” (Massive Arts Records/Self) in uscita il 29 gennaio 2013.
Al brano “Perso” hanno collaborato Gigi Giancursi (testi e arrangiamenti) ed Elena Diana (violoncello) dei Perturbazione.
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