Neonato morto al S. Giovanni, 20 indagati tra medici e infermieri. Si rifarà l’autopsia

In Cronaca & Attualità da Roma Est Magazine Commenti

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Sono venti, tra medici e infermieri le persone iscritte allo stato come "atto dovuto" nel registro degli indagati per la morte, conseguente a un errore, del bambino ricoverato al San Giovanni nella notte tra il 29 e il 30 giugno scorsi. La decisione di aumentare con nuove iscrizioni l'elenco degli indagati è del procuratore aggiunto Leonardo Frisani il quale ha disposto che venga fatta anche una seconda autopsia sul bambino allo scopo di garantire il perché i nuovi iscritti nel registro degli indagati possano nominare un loro difensore che assista alle operazioni paritali.

 

 

La nuova autopsia verrà fatta giovedì mattina all'obitorio dell'Università di Tor Vergata e a farla sarà il professor Saverio Potenza. La prima autopsia era stata disposta quando solo 7 persone erano state iscritte per il reato di omicidio colposo. Ma esaminate le carte raccolte e le prime testimonianze il procuratore aggiunto Frisani ha deciso di iscrivere tutti coloro che durante il ricovero erano in servizio del reparto di neonatologia.

 

 

La pubblicazione sui giornali dei particolari della vicenda ha spinto ieri la madre del bambino a presentarsi insieme con un avvocato in Procura per chiedere se negli articoli si parlasse di suo figlio. Dall'ospedale infatti era stato informata soltanto del decesso senza alcun particolare. Per un giorno e mezzo dopo la somministrazione del latte per via endovenosa al San Giovanni si è cercato di adottare tutte le terapie possibili per salvare il bambino che, pur prematuro, era in discrete condizioni di salute, è stato sottolineato in Procura.

 

 

La notizia dell'incidente è stata comunicata soltanto il giorno 3 luglio alla direzione sanitaria che inviò immediatamente una relazione alla Procura della Repubblica. In base a questo documento il pubblico ministero Michele Nardi immediatamente ordinò che venisse sospesa al cimitero di Prima Porta la cremazione voluta dalla madre per motivi religiosi. Analoga comunicazione fu fatta anche al direttore del reparto di Neonatologia Caterina De Carolis che si trovava all'estero e che è rientrata tempestivamente. L'indagine ora tende a stabilire per quali ragioni ci sia stato un ritardo nel comunicare alla direzione sanitaria quanto accaduto e perché non sia stata immediatamente informata l'autorità giudiziaria.

 

 

Ora è in programma da parte del magistrato l'interrogatorio delle 20 persone indagate allo scopo di accertare di chi siano le effettive responsabilità per quanto accaduto.

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