Una dirigenza che paventa il licenziamento di 50 padri di famiglia, e la cassa integrazione per altri 70, per sistemare dei conti mentre, a ben vedere, gli stessi dirigenti siedono in oltre 100 Società con varie cariche e qualifiche, alcune anche in concorrenza tra loro. Gli errori di management li deve pagare per primo chi ha preso i gettoni di presenza. C’è un piano di ridimensionamento annunciato da Cinecittà Studios e Cinecittà Digital Factory: ricorso alla cassa integrazione per 70 lavoratori e mobilità per 30. “ E’ uno scandalo, un atto di gravità inaudita – lo grida a muso duro dal 10 maggio Salvatore Muscarella, segretario generale della UGL Comunicazioni – da giorni, anche attraverso comunicati stampa della UGL confederale, esprimiamo la netta contrarietà al piano di ridimensionamento annunciato. Abbiamo sollecitato il management delle due aziende a fornire informazioni più dettagliate sul piano industriale ed in particolare per quanto riguarda il personale, considerata la volontà di far ricorso alla mobilità di 30 dipendenti della società Cinecittà Studios e di procedere all’utilizzo della cassa integrazione ordinaria nei periodi di minor lavoro per il personale di Cinecittà Digital Factory. Il 14/05/2012, dopo i solleciti, la UGL Comunicazioni è stata convocata dai dirigenti di Cinecittà presso Unindustria di Roma in merito alle problematiche sollevate: dopo circa 50 minuti i dirigenti aziendali non solo non hanno dato risposte, ma hanno ben evidenziato che non hanno un piano industriale delle due aziende. Non bastasse, è stato annunciato che la mobilità si aprirà per 50 persone e non più per 30. Dopo le proteste , l’azienda ha deciso di rinviare al giorno 21 maggio la riunione con le OO.SS assicurando che, nell’ occasione, avrebbe portato dei documenti, non escludendo il vero piano industriale, negato fino all’ultimo. Nella serata del 18 maggio , Cinecittà ha comunicato telefonicamente che la riunione programmata per il giorno 21 è stata rinviata a data da destinarsi senza una vera motivazione.” “Non è nascondendosi che il confronto può cessare – continua il Segretario Generale della UGL Comunicazione, Salvatore Muscarella – In un momento delicatissimo della vita e della società italiana, in cui anche la cultura ed il cinema possono fare la loro parte per far risorgere l’economia, è necessario prima ancora di una riorganizzazione dell’organigramma sapersi assumere le proprie responsabilità. È fin troppo facile ritenere che gettare sul lastrico 50 lavoratori e loro famiglie possa essere la risoluzione di problemi che constava alla dirigenza prevenire per salvaguardare gli interessi generali. Luigi Abete, Lamberto Mancini, Giuseppe Basso, Emilio Macellari, Jacopo Franzan, Andrea Chiavelli, Aurelio De Laurentis, Emanuele Della Valle, Michele Porcelli, Ugo Cedrangolo, Nicola Porro, Carole Wendy Smith-Andrè, Mario Spedaletti, Michele Conforti, Filippo Maria Faruffini di Sezzadio, Roberto Cadonati, Riccardo Lupi, Massimo Biasotti Mogliazza e Deloitte & Tousche spa, avvicendatisi a diverso livello nella gestione, sono i responsabili a vario titolo di questa decisione. È spontanea la valutazione che sono le stesse persone che continuano a ricoprire delicati incarichi e qualifiche in decine di Società, alcune delle quali anche in conflitto con gli interessi di Cinecittà. Non si può far ricadere su onesti lavoratori errori di aspettative e di valutazione. Non si può distruggere un patrimonio culturale e professionale che tutto il mondo ci invidia e continuare a gestire insieme ad un centinaio di Società senza neanche avere il tempo necessario per l’adeguato impegno che Cinecittà e la cinematografia italiana richiederebbe. Dobbiamo molto alla cultura e a tutti coloro che, da cento anni, hanno fatto cinema e non solo in Italia. Non sono 50 posti che possono sistemare i conti delle Società. Prima dei numeri, sono necessari la totale dedizione, la diuturna cura e la certezza di interessi comuni. Non si possono gettare anni di sacrifici e amore del proprio lavoro evitando di prendere in considerazione le proprie responsabilità. In un momento cosi delicato per il cinema italiano e le opportunità che rappresenta, visti i grandi successi, è fuori luogo questo tipo di politica aziendale: dovuto esclusivamente alla cattiva gestione dei dirigenti. La dirigenza deve confermare quali sono i vostri reali interessi: il Cinema,oppure l’utilizzo del marchio finalizzato alla costruzione di un parco giochi di Cinecittà World e Luneur come pure si legge in alcune attente valutazioni giornalistiche. Il contenuto di questo comunicato non è solo di valutazione negativa dell’operato – pur doverosa – sulle modifiche organizzative in atto. E’ soprattutto un invito a condividere un nuovo modo di lavorare per un obiettivo comune: efficienza , in grado di competere ai massimi livelli e superare le difficoltà, quelle del sistema e le nostre. Lo dobbiamo fare insieme ai lavoratori, perché non ci sono più margini di errore. I lavoratori debbono essere edotti su vari elementi di crisi o difficoltà per l'azienda: Modifiche nei criteri di valutazione delle poste di bilancio, Rinegoziazioni delle esposizioni debitorie dell'azienda, Contenziosi in essere, potenziali o conclusi, Segnalazioni, rilievi e richiami di informativa del Collegio Sindacale e/o dei Revisori, Procedure e liquidazioni relative ad imprese connesse con l'azienda. I lavoratori e le loro famiglie hanno il diritto di conoscere il loro futuro. È necessario che siano smentite le voci di frazionamento delle due società per poi dare avvio a cessioni di ramo d’azienda. Dopo questo atto dovuto alle maestranze è urgente offrire tranquillità e serenità a chi non ha colpa di una gestione che ha troppi interessi da salvaguardare mentre uno solo dovrebbe essere l’obbiettivo: Cinecittà ed il lavoro di tutti coloro che l’hanno creata”.
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