“Il quesito deve essere formulato in modo chiaro e univoco e deve essere relativo al compimento di atti di competenza del consiglio comunale”. Su queste due righe, scritte chiaramente nello statuto del comune di Guidonia, svaniscono le speranze di chi contava su un referendum per togliere il senso unico di via Roma. Lo statuto non permette questa iniziativa. Il referendum consultivo è inammisibile. E il motivo è semplice, nonostante la correttezza della procedura e la bontà dell’iniziativa portata avanti dal capogruppo IDV Emanuele Di Silvio e fatta propria in seguito da Filippo Lippiello e Michele Pagano in nome della “santa alleanza” Api/Udc. La viabilità è competenza di un consiglio comunale? Evidentemente no, almeno a leggere l’articolo 42 del decreto legislativo 267/2000, che parla di competenze dei consiglieri rispetto a “statuti dell’ente e delle aziende speciali, regolamenti salva l’ipotesi di cui all’articolo 48, comma 3, criteri generali in materia di ordinamento degli uffici e dei servizi;programmi, relazioni previsionali e programmatiche, piani finanziari, programmi triennali e elenco annuale dei lavori pubblici, bilanci annuali e pluriennali e relative variazioni, rendiconto, piani territoriali ed urbanistici, programmi annuali e pluriennali per la loro attuazione, eventuali deroghe ad essi, pareri da rendere per dette materie;convenzioni tra i comuni e quelle tra i comuni e provincia, costituzione e modificazione di forme associative;istituzione, compiti e norme sul funzionamento degli organismi di decentramento e di partecipazione;organizzazione dei pubblici servizi, costituzione di istituzioni e aziende speciali, concessione dei pubblici servizi, partecipazione dell’ente locale a società di capitali, affidamento di attività o servizi mediante convenzione (36/a);istituzione e ordinamento dei tributi, con esclusione della determinazione delle relative aliquote; disciplina generale delle tariffe per la fruizione dei beni e dei servizi;indirizzi da osservare da parte delle aziende pubbliche e degli enti dipendenti, sovvenzionati o sottoposti a vigilanza;contrazione dei mutui non previsti espressamente in atti fondamentali del consiglio comunale ed emissione dei prestiti obbligazionari;spese che impegnino i bilanci per gli esercizi successivi, escluse quelle relative alle locazioni di immobili ed alla somministrazione e fornitura di beni e servizi a carattere continuativo;acquisti e alienazioni immobiliari, relative permute, appalti e concessioni che non siano previsti espressamente in atti fondamentali del consiglio o che non ne costituiscano mera esecuzione e che, comunque, non rientrino nella ordinaria amministrazione di funzioni e servizi di competenza della Giunta, del segretario o di altri funzionari;definizione degli indirizzi per la nomina e la designazione dei rappresentanti del comune presso enti, aziende ed istituzioni, nonché nomina dei rappresentanti del consiglio presso enti, aziende ed istituzioni ad esso espressamente riservata dalla legge. Il consiglio, nei modi disciplinati dallo statuto, partecipa altresì alla definizione, all’adeguamento e alla verifica periodica dell’attuazione delle linee programmatiche da parte del sindaco o del presidente della provincia e dei singoli assessori”. Non si parla di viabilità. Ecco perché il referendum sul senso unico è di fatto una iniziativa che non potrà avere i risultati auspicati da parte di alcuni cittadini e dei commercianti, che ovviamente portano avanti legittimamente dubbi e iniziative sulla necessità del senso unico e sui suoi effetti su traffico, incidenti e commercio. Iniziativa, quella del referendum, che si blocca non per volere del sindaco o di altri. Semplicemente lo dice lo statuto, e lo ribadisce il D.Lgs 267 del 2000, la base dell’attività di ogni consigliere comunale: si possono fare referendum su ogni cosa che compete al consiglio comunale, e la viabilità tra queste mansioni proprio non c’è. Quindi, a meno di sconvolgimenti, il traffico guidoniano resterà lo stesso che ha subito la trasformazione estiva. Senso unico su via Roma, senso unico su via Bordin, con l’importante aggiunta del rifacimento della Camionabile, snodo fondamentale e finalmente con un manto stradale degno dell’ingente traffico locale. L’abile regia di Emanuele Di Silvio, principale artefice e promotore dell’iniziativa, non ha avuto i riscontri che la grinta e l’entusiasmo dell’ex scudiero di Leonetti avrebbero senza dubbio meritato: va dato atto al giovane consigliere di avere intraprendenza e coraggio, e di essersi battuto per un qualcosa di molto importante. Se sapesse o meno di questo vincolo non ci è dato saperlo. L’iniziativa di Di Silvio ha ricevuto l’apprezzamento anche dal sindaco Eligio Rubeis. Probabilmente avrebbero dovuto saperlo i suoi colleghi più esperti, che hanno cavalcato l’onda della raccolta firme. Ora sarà interessante capire e comprendere le interpretazioni di questa storia: perchè di interpretazioni si tratta, visto che un ex sindaco e un consigliere di lunga data non possono non aver immediatamente notato l’incompatibilità di un referendum su queste tematiche con lo statuto e con il decreto legislativo che regge l’intera attività di un consigliere. Il decreto ammette certamente la possibilità di un referendum consultivo, ma – articolo 8 – su questioni prettamente locali. Abbiamo letto, riletto, e riletto sia lo statuto che il decreto. Ma il termine viabilità proprio non l’abbiamo trovato. A maggior ragione dopo aver riflettuto su questo intreccio di decreti, statuti, comma e articoli, la domanda fondamentale diventa una e una sola. Chi è competente e in quali casi sulla viabilità? Chi ha la risposta ha già una buona parte dei problemi risolta. Anche senza referendum.
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