Montecelio. Divieti ignorati e rimozioni forzate: una cornice perfetta per le donazioni di sangue

In Cronaca & Attualità, Primo Piano, Terza pagina da Riccardo Sgroi Commenti

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C’eravamo lasciati parlando bene del teatro e ci ritroviamo narrando di un triste siparietto.
A Montecelio nel Piazzale Bruno Buozzi domenica scorsa, il 15 gennaio,  la Croce Rossa Italiana aveva organizzato, come da appuntamento all’incirca semestrale, una raccolta di sangue. La donazione, vale la pena ricordarlo, oltre a salvare quotidianamente diverse vite consente ai donatori stessi di effettuare un accurato controllo del proprio stato di salute tramite le analisi gratuite che vengono comodamente recapitate a casa nei mesi successivi.
Accade anche che per determinati motivi di sicurezza lo staff medico di turno debba a malincuore respingere alcune persone: dalle recenti cure mediche, all’assunzione di alcuni farmaci, dalla bassa pressione sanguigna alla mancata attenzione nei pasti precedenti alla donazione, i fattori perché il numero di donatori effettivi sia inferiore ai “candidati” sono molteplici. A parte questi presidi medici, tanto importanti quanto necessari, i presupposti perché i prelievi si svolgessero nell’abituale tranquillità c’erano tutti: un cielo totalmente privo di nuvole lasciava al sole l’arduo compito di riscaldare una fresca giornata invernale e gli odori mattutini si mescolavano con quelli provenienti dal banchetto che il Clan del gruppo scout Montecelio 1 aveva allestito, come d’abitudine per offrire la colazione (sì, anche la colazione è gratis) a coloro che avessero appena finito di donare il sangue.
Purtroppo però al puntuale arrivo dell’autoemoteca, intorno alle 7.45, i tre parcheggi riservati e preventivamente segnalati già da alcuni giorni, come impongono le procedure, tramite segnaletica semovibile (per intenderci divieti di sosta che hanno come supporto cerchioni) erano occupati da tre vetture. Ovviamente un “dettaglio”(tristemente abituale anch’esso) come questo non è e non può essere un ostacolo invalicabile per iniziare ad effettuare i prelievi. Tanto più che i donatori devono necessariamente presentarsi digiuni e allungare l’attesa può determinare un abbassamento della pressione ematica e conseguentemente una mancata donazione. Così per evitare attese la grossa vettura che funge da ambulatorio ha iniziato i suoi prelievi sostando nella corsia realizzata per consentire a tutti gli autobus di girarsi e ripartire verso Roma e dintorni.
“Fortunatamente” (e qui il virgolettato è un obbligo imposto dall’ironia) la domenica mattina le corse, che fungono da unico servizio di collegamento per  Montecelio, sono pochissime; senza contare che questa situazione viene settimanalmente gestita dagli autisti che il giovedì mattina, giorno in cui arriva il mercato, devono “puntualmente” inventarsi una difficile manovra sulla salita che divide Piazza San Giovanni dal Piazzale Buozzi. Paradossalmente a complicare la situazione è stato proprio l’arrivo della polizia municipale, accompagnata dalla Guardia Ambientale e da un’immancabile drappello di curiosi: alla tempestività con cui è avvenuta  la risposta delle forze chiamate in causa purtroppo non è corrisposta un’altrettanto tempestivo intervento, anche perché strettamente legato alla disponibilità di un mezzo per effettuare la rimozione dei veicoli in sosta vietata. Solo dopo un paio di ore dall’inizio delle donazioni l’autoemoteca ha dovuto interromper le importanti ma delicate operazioni di prelievo per spostarsi nel posteggio riservatole.
Intanto un impietosa giuria composta da passanti, anziani, curiosi e donatori dibatteva indignata, tra accuse e sentenze, sui colpevoli di quel fastidioso siparietto.
C’era chi aveva storto il naso per lo zelo (da molti definito quanto meno inusuale) con cui i vigili hanno svolto la rimozione. Altri borbottavano contro qualche ignoto che, non badando né all’eccezionalità della situazione né tantomeno a quell’equilibrio che nonostante tutto aveva consentito di svolgere comunque la raccolta del sangue, aveva richiesto l’intervento dei vigili innescando un meccanismo di gran lunga più complicato dell’abituale passaparola con cui in un paese circolano le informazioni più disparate e che probabilmente avrebbe reperito gli sbadati proprietari delle vetture in tempi più brevi.
Alla fine salire sull’autoemoteca intorno alle 10.30 per fare ciò per cui mi ero svegliato presto, rimanendo digiuno per oltre tre ore, è stato un personalissimo sollievo. E l’istantaneo pizzico dell’ago non era lontanamente paragonabile al fastidio di inutili chiacchiere. Di certo ci saremmo risparmiati volentieri traslochi estemporanei e dibattiti  in stile agorà se qualcuno avesse opportunamente notato i divieti di sosta presenti da almeno tre giorni. Ma almeno una riflessione, anche superficiale è più che sufficiente, va fatta  sul malcostume di lamentarsi con chi esige inflessibilmente l’applicazione di ogni singola prescrizione e sulla spiazzante facilità con cui si sale poi (dimenticandoci  ogni precedente puntata) sul puntuale carrozzone che si mette in moto per condannare chi sciaguratamente di regole se ne infischia: insomma dalla chiamata della discordia (quella fatta ai vigili) alle telefonate della Concordia il passo è breve.
Il degno finale di questo siparietto tragicomico è stato l’arrivo dell’autobus Cotral: dopo la rimozione delle vetture, lo spostamento dell’autoemoteca e i vigili ormai migrati altrove, a scanso di equivoci e senza interpellare nessuno ha preferito ignorare la corsia di manovra per effettuare la “solita” manovra nella salita per la piazza.
Saranno pure stereotipi. Ma non serve nessuna analisi per capire che ce l’abbiamo…nel sangue.

 

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