Chiusura di 7 postazioni nella provincia di Roma. Difficoltà nel mantenere gli standard di offerta in materia sociosanitaria. Due delle conseguenze del mancato accordo per il rinnovo della convenzione tra Ares 118 e Croce Rossa Italiana. Almeno, due delle conseguenze di una visione univoca e parziale, quella descritta dalla parole del vicepresidente del Consiglio Provinciale Sabatino Leonetti, che non rendono nessun tipo di merito e giustizia a chi il 118 nel Lazio l’ha effettivamente salvato con efficacia e prontezza. Vale a dire società private e cooperative, tra le quali la cooperativa Croce Blu. Faccenda delicata, sulla quale tiene a far chiarezza il direttore della cooperativa Croce Blu Mariano Buttari. “Innanzitutto, va detto che Ares e Regione hanno fatto una operazione di assoluto rilievo, garantendo la stessa offerta di servizi sociosanitari per la provincia con il 15 % in meno rispetto agli accordi previsti con la Croce Rossa: un fattore significativo, visto che, come privati, avremmo potuto pervenire ad un accordo su cifre decisamente maggiori”. Tra l’altro non sono state le strutture private a proporsi, ma la Croce Rossa a non voler rinnovare. Una situazione quindi di emergenza vera e propria, affrontata in tempi stretti da Ares e Regione, e risolta nel migliore dei modi, visto che, ad oggi non una postazione è stata chiusa. Semplicemente, dove c’era la Croce Rossa, oggi ci sono la Croce Blu, la Nuova Croce Verde Romana, la Croce Bianca Italia, la Croce Medica Italiana, S.E.A e San Paolo della Croce. Capitolo lavoratori. “Tutto il personale licenziato dall’ente pubblico – prosegue Buttari – è stato assorbito dalle nostre strutture. Tutti con contratto di sanità privata e tutti con la concreta possibilità di venire completamente assorbiti in caso di vittoria della prossima gara europea”. In casi importanti come questo spesso si rischia di dare valutazioni a senso unico. Visto che il servizio del 118 è fondamentale, e va difeso a maggior ragione in tempi critici come quelli che viviamo, sarebbe meglio ascoltare tutte le parti in causa per poi procedere ad analisi più complesse. In questo modo si rispettano tutti.
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