In Paesi normali, certe leggi non esisterebbero. Sarebbero ovvie. Non in Italia. Qui c’è sempre stato il rischio di vedere candidati alle elezioni personaggi quantomeno impresentabili, in quanto già vecchie conoscenze della legge. Per dirla breve: pregiudicati. Una cattiva abitudine alla quale si sta tentando di mettere un freno su tutti i livelli. L’ultima iniziativa è di Sabatino Leonetti, che ha presentato una mozione approvata all’unanimità in Consiglio Provinciale “che impegna il Presidente Nicola Zingaretti a sollecitare
la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica ad esprimersi favorevolmente in merito, approvando la proposta di legge 4151 presentata da Antonio Di Pietro. Mi auguro – conclude Sabatino Leonetti – che altre istituzioni locali diano appoggio e supporto a questa importante iniziativa che si muove nel contrasto alla mala politica e per una sua riforma sostanziale”. Una proposta di legge, quella presentata il 18 aprile dal leader dell’Italia dei Valori, che riguarda le sanzioni in materia di candidatura dei soggetti condannati o sottoposti a procedimenti penali per delitti di particolare gravità, ovvero sottoposti a misure di prevenzione, alle elezioni politiche, europee, regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali. Iniziativa, quella di Di Pietro, che Leonetti definisce “in linea con i valori di legalità e giustizia sui quali si dovrebbe basare l’azione politica a tutti i livelli. Il rapporto tra politica e criminalità organizzata – continua il vice presidente del consiglio provinciale – costituisce certamente uno degli aspetti più inquietanti e più preoccupanti del fenomeno mafioso e della storia delle forze politiche e delle istituzioni del nostro Paese”. Interessante come la proposta abbia l’obiettivo di trasporre nella sfera normativa primaria le indicazioni contenute nel codice di autoregolamentazione approvato dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Fenomeno della Mafia, considerando la responsabilità dei partiti politici nonché delle liste civiche nel presentare o sostenere soggetti che versano nelle ipotesi di incandidabilità introdotte e di sanzionare tale responsabilità con il decadimento del diritto al rimborso elettorale corrispondente. “Chi amministra la cosa pubblica – sostiene Leonetti – deve essere un personaggio integerrimo, da prendere come esempio per tutti i cittadini. Per questo chiediamo che i condannati non occupino ruoli di responsabilità politica nelle istituzioni”. Talmente naturale, che sembra quasi strano sentirlo. Eppure bisogna ancora parlarne. Quando non occorreranno più proposte di legge e mozioni su questi temi, allora si potrà parlare di tempi migliori.