Truffavano ignari acquirenti nell'ambito delle aste giudiziarie proponendo la compra vendita di case, ville e macchine ma, dopo aver incassato lauti acconti, sparivano nel nulla lasciando i compratori a mani vuote. Gli agenti della divisione anticrimine, diretti da Giuseppe Miglionico, hanno potuto sequestrare beni per 2 milioni e mezzo di euro e indagare 6 persone, diverse delle quali con precedenti simili, per associazione a delinquere finalizzata ai reati di estorsione, usura millantato credito, truffa, falso, ricettazione e riciclaggio. "La truffa è servita" questo il nome dell'operazione coordinata dal vice questore aggiunto Letizia Mandaglio, partita da una indagine simile denominata 'Il gioco é fatto” chiusa nel 2010. Una banda specializzata dove ognuno dei componenti aveva un ruolo preciso dal capo all'imbonitore, dall'intestario degli acconti a quello deputato a garantire amicizie tra giudici e avvocati per avere un canale preferenziale nelle vendite. La polizia ha così sequestrato 14 autovetture, 2 terreni ad Anguillara e in provincia di Viterbo, 9 immobili di cui 2 villini tra Ardea, Roma, Tarquinia e Isola Liri, box e quote di 3 società: una edile e di una di ristorazione a Roma e una di scomesse nel napoletano. Sei le persone interessate dalle indagini, 5 hanno subito il sequestro anticipato per la loro pericolosità sociale, per un'indagine che ha analizzato le dichiarazione dei redditi degli ultimi 5 – 10 anni. Tutti sono stati raggiunti da provvedimenti di custodia cautelare per associazione a delinquere, l'attività investigativa é durata due anni. F.D, di 45 anni originario di Sciacca, era la mente della banda e si presentava ai clienti come conoscente di giudici avvocati usceri per accedere meglio e più velocemente alle aste giudiziare per appartamenti che faceva visionare esternamente. Tutti gli immobili trattati erano descritti dalla banda come "soggetti a credito immobiliare vantato da qualche banca". Tra i pezzi in vendita sono stati proposti anche il palazzo della questura di San Vitale, uno della Coin e la ex villa dell'ex calciatore della Roma Cafù. La "spalla" del siciliano era S.L. 55 anni di Roma, intestatario degli assegni. Numerose le vittime, la polizia ha rivecuto circa 15 denuncie per una banda che aveva contatti anche con i Casalesi e i Casamonica e che truffava anche amici di lunga data e famigliari. I 6 abitavano tutti tra Ostia, l'Infernetto e Acilia. In questo momento sono in corso gli accertamenti sui conti correnti personali.
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