Il rischio c’è, lo conferma anche la Camera Penale di Tivoli. E l’eventualità di dover ripartire da zero per il processo sulle violenze all’Olga Rovere Rignano Flaminio – Marzia Minutillo Turtur, membro del collegio giudicante del suddetto processo collocata fuori ruolo dal Csm “per partecipare agli esami del concorso in magistratura'', lo ha spiegato in una nota l’Ucpi – è la goccia che fa traboccare il vaso della carenza strutturale in cui versa da tempo il Tribunale di Tivoli. Il tutto “davanti all'inerzia del Csm e del ministro della Giustizia, sordi alle richieste d'aiuto che si sono susseguite per mesi''. La Camera Penale di Tivoli chiama direttamente “in causa” – è il caso di dirlo – i “piani alti” della giustizia italiana: dal 20 giugno è in corso lo stato di agitazione. Si chiede al Csm “l'immediata attivazione di tutti gli strumenti normativi e delle procedure amministrative previsti per poter attuare una revisione, veloce ed immediata della pianta organica sia dei magistrati sia del personale amministrativo, adeguandola all'effettivo carico di lavoro, al bacino di utenza e all'estensione territoriale del Tribunale tiburtino”. A tutto questo verrà dato il crisma dell’ufficialità in una conferenza stampa che si terrà venerdì 1 luglio alle Scuderie Estensi: la richiesta dell’Ucpi è quella, in primis, del rientro “alle funzioni giudicanti e requirenti dei magistrati assegnati a funzioni diverse, la loro immediata sostituzione in caso non sia possibile farli rientrare, il blocco di ogni futura richiesta di collocamento fuori ruolo". Richiesta che diventa strettamente d’attualità visto quanto potrebbe succedere con Rignano con tutto lo strascico di conseguenze che il fatto si porterebbe dietro per l’intero sistema giudiziario italiano, che vedrebbe crollare anni di udienze, con buona pace di vittime ed imputati, costretti a loro volta a ricominciare da capo. Un inferno. Nelle attuali condizioni si viola il diritto di difesa dei cittadini, e si rischia di pregiudicare, secondo Fabio Frattini, presidente della Camera penale di Tivoli, “la celebrazione di processi a carico di imputati detenuti e concernenti i reati di maggiore allarme sociale”. Situazione critica, che va avanti almeno da un anno, quando nello scorso luglio una denuncia arrivò al Csm. Denuncia che rimase lettera morta. Nessun incontro, nessuna risposta. “Neppure una audizione per analizzare e risolvere il problema”, ha chiuso Frattini. In effetti si parla molto spesso di riforma della giustizia. Ma di dare risorse ai tribunali che hanno un vasto bacino d’utenza, e che evidentemente necessitano d’aiuto, quasi mai. Allora che sia riforma, ma che valga per tutti, e che vada a migliorare la qualità dei processi e del lavoro. Per tutti.