Tra profezia e scaramanzia, tra allarme e diffidenza, si rincorrono a Roma le voci sul presunto terremoto che secondo una leggenda metropolitana dovrebbe colpire la capitale il prossimo 11 maggio. Per fare chiarezza, la Protezione Civile pubblica sul suo sito un dossier che, rispondendo alle domande più frequenti dei cittadini e attraverso la spiegazione di aspetti tecnici e scientifici, prova a evitare che si diffondano paure immotivate, nella convinzione che ''solo con una conoscenza approfondita del rischio, e non con un atteggiamento fatalista, si possono mettere in campo i migliori comportamenti in situazioni d'emergenza''. ''A oggi non ci sono metodi riconosciuti dalla scienza con i quali sia possibile prevedere il tempo e il luogo esatti in cui avverrà il prossimo terremoto'', si legge dunque sul sito della Protezione civile, nella risposta alla prima delle domande. ''L'unica previsione possibile è di tipo statistico, basata sulla conoscenza dei terremoti del passato''. La curiosità va subito all'elenco dei terremoti che hanno colpito Roma, il cui territorio, però, è precisato, ''è caratterizzato da una modesta sismicità, determinata soprattutto dai risentimenti dei terremoti con epicentro nell'area dei Castelli romani e di quelli più violenti nell'Appennino abruzzese e umbro, caratterizzato da una sismicità alta o medio-alta''. Sismicità che non è però ''trascurabile, per l'elevato valore dei beni monumentali e architettonici della città e per la vulnerabilità del patrimonio edilizio''. Ma a chi si deve la previsione del terremoto dell'11 maggio? La 'profezia' è attribuita a Raffaele Bendandi, ''astronomo e sismologo autodidatta nato nel 1893 e morto nel 1979'', spiega la Protezione civile, ma ''in risposta alle voci su un terremoto previsto da Bendandi per l'11 maggio 2011, Paola Lagorio, Presidente dell'istituzione culturale 'La Bendandiana' e custode di tutti i documenti del sismologo, ha puntualizzato in numerose interviste e dichiarazioni che nei documenti di Bendandi relativi al 2011 non si trova alcun riferimento a luoghi o date precise, come quelli riportati in rete''.
L'elenco dei terremoti nella capitale parte da molto lontano, dal 9 settembre 1349, e arriva al 19 settembre del 1979, in tutto 23 episodi, ma si tratta quasi sempre di ''terremoti con epicentro nelle aree dell'Appennino centrale (soprattutto Umbria e Abruzzo) e dei Colli Albani'' che ''hanno prodotto danni agli edifici della capitale generalmente non gravi, riferibili al VI-VII grado della scala Mercalli, come lesioni agli intonaci, caduta di comignoli e cornicioni''. I casi di sisma con epicentro nel comune di Roma sono ''poco frequenti e di bassa intensità, anche se hanno raggiunto il VI-VII grado Mercalli nel 1812 e nel 1909''. Uno degli elementi scientifici, illustrati dalla Protezione civile nel dossier riguarda i cosiddetti precursori sismici, ''ovvero di quei parametri chimici e fisici del suolo e del sottosuolo che subiscono variazioni osservabili prima del verificarsi di un terremoto''. Tuttavia, si legge ancora, ''anche se in futuro lo studio sistematico di questi precursori potrebbe consentire di prevedere in maniera più o meno precisa il momento in cui si può verificare un terremoto, la loro validazione empirica è risultata finora infruttuosa, specie per gli scopi operativi di protezione civile''.
E neanche il recente caso del Giappone, Paese all'avanguardia nella tecnologia e negli studi sui terremoti, aggiunge elementi significativi dal punto di vista della prevenzione. ''Neanche in Giappone vengono previsti i terremoti – spiega la Protezione civile -, ma esiste un sistema di allertamento precoce della popolazione (early warning), basato sull'invio di sms. Nell'istante in cui viene registrata dalla rete sismica una scossa di terremoto che supera un valore di magnitudo stabilito, il sistema avvisa la popolazione''.
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