Una vicenda di stalking dall’epilogo sconcertante, che sembra ricalcare le trame di classici thriller cinematografici. Protagonista di questa storia, suo malgrado, una donna italiana che per nove anni è rimasta vittima di atti persecutori. Nel 2003 un uomo, conosciuto per motivi di lavoro, ha iniziato ad infastidirla e a perseguitarla attraverso lettere e telefonate anonime indirizzate anche ai suoi parenti, amici, colleghi e vicini di casa, rendendole la vita impossibile. Disperata, la signora, di origini toscane, si è rivolta agli agenti del Commissariato Esposizione, diretto da Giuseppe Piervirgili, che hanno aperto immediatamente le indagini. Nel giugno del 2005 il responsabile fu individuato ed arrestato dalla Polizia per i reati di diffamazione, violazione di domicilio ed installazione di apparecchiature di intercettazione. Le lettere e le telefonante anonime, tuttavia, hanno continuato ad arrivare gettando la donna nello sconforto: solo nel 2009 ne ha ricevute addirittura 300. Per motivi di salute nel dicembre 2005 all’arrestato furono concessi gli arresti domiciliari. Le persecuzioni, che avrebbero dovuto cessare con la morte dell’uomo, unico indagato, ed avvenuta nell’aprile dello scorso anno, sono tuttavia continuate coinvolgendo addirittura altri membri della famiglia. Lo “sconosciuto” doveva conoscere bene i figli ed il nipotino della vittima: infatti in alcune lettere anonime aveva riportato con esattezza giorno per giorno gli orari in cui veniva accompagnato a scuola e come gli abiti indossati. Sfidando la Polizia a prenderlo, ha anche inviato agli investigatori del Commissariato una lettera anonima. Questa mossa però è stata la chiave di volta che ha portato alla sua definitiva cattura. Il mittente doveva sicuramente conoscere molto bene l’intera famiglia e la personale vicenda in cui era coinvolta. Dettagliati esami dei tabulati telefonici della vittima hanno permesso agli agenti di disegnare una mappa degli spostamenti dello sconosciuto. Nell’ultimo mese le chiamate anonime erano state effettuate da ben 53 cabine telefoniche diverse, dislocate tra San Giovanni e Ciampino. Per inchiodarlo gli investigatori hanno effettuato appostamenti lungo tutta l’area, in attesa di coglierlo in flagrante. Qualche giorno fa il cerchio si è chiuso. Il molestatore è stato bloccato dagli investigatori mentre stava telefonato alla sua vittima da una cabina di via Santa Croce in Gerusalemme. Condotto negli uffici del Commissariato, una volta identificato, si è scoperto che l’uomo, romano di 59 anni, in passato aveva avuto una relazione con la donna, la quale gli aveva confidato gli atti persecutori di cui era rimasta vittima. Quando poi la donna ha troncato la storia, il 59enne ha iniziato a sua volta a perseguitarla utilizzando gli stessi modi e mezzi del suo predecessore, praticamente sostituendosi a lui. Nei suoi confronti gli agenti del Commissariato Esposizione hanno richiesto all’Autorità Giudiziaria l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare. La donna, avvisata dalla Polizia ha avuto difficoltà a credere che l’artefice di tutto questo sia stato proprio il suo ex compagno, da tutti sempre considerato come un membro della famiglia anche dopo la fine della relazione.
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