Colleverde, la sostituzione dei 500 pini avverrà in 10 anni. Ma Legambiente attacca: “Alberi tagliati anche a Collefiorito. Un attacco al verde pubblico”

In Ambiente & Territorio, Cronaca & Attualità, In Evidenza da Yari Riccardi Commenti

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foto Di Meo RobertoGraziati i pini di Colleverde. O meglio, saranno sostituiti, ma nell’arco di 10 anni. Questo il risultato dei due sopralluoghi del sindaco nella circoscrizione, dove l’eventualità del taglio di 500 alberi ha sollevato le proteste dei residenti e del circolo Legambiente di Guidonia. Nell’arco del secondo sopralluogo, anche con il parere di tecnici comunali e agronomi, Rubeis ha convenuto che i due terzi dei pini in questione andassero nell’immediato salvati. Viene rivisto dunque il progetto dei Lavori Pubblici che prevedeva il taglio delle piante per il rifacimento di strade e marciapiedi e la messa in sicurezza delle vie di Colleverde II. Che poi, se ci pensiamo bene, gli alberi erano lì prima delle case, delle strade, delle fogne, dei marciapiedi. Molto prima. Non ci si poteva pensare al momento di realizzarle queste opere? Questa è la domanda che si è fatto chi in questi giorni si è mobilitato per frenare le motoseghe dei nostrani boscaioli. Ed è una domanda legittima. Quindi, dopo due vertici in loco, un confronto serrato con i residenti, Rubeis ha quindi deciso che quel numero di alberi sarà rimosso in un arco temporale lungo: 10 anni. E soprattutto che la loro sostituzione con specie più avvezze a dimorare in zone urbanizzate, avverrà contestualmente agli abbattimenti. “Nei prossimi giorni – ha avuto modo di dichiarare il sindaco – la ditta che ha già avviato l’opera di taglio e rimozione tra le proteste di residenti e ambientalisti, si concentrerà su soli 150 esemplari, per  tutti gli altri la sostituzione avverrà nel tempo, per dare modo alle nuove piantumazioni di raggiungere un’altezza tale da non compromettere il delicato equilibrio ambientale determinato dal rapporto numero di alberi per abitante”. Una decisione figlia della constatazione in loco della possibilità di salvare i pini “permettendo il rifacimento del manto stradale e la realizzazione della viabilità di collegamento – ha aggiunto Rubeis – molti esemplari sono in buono stato di salute e non intralciano il buon fine dei lavori, essi vanno quindi salvaguardati senza tagliare le radici, come prospettato da qualcuno, tecnica che li renderebbe pericolanti rappresentando un rischio per l’incolumità pubblica”. Pini che verranno sostituiti – in base anche al protocollo con l’ordine degli Agronomi – con esemplari più adatti alle aree urbanizzate: il “quercus” di alto fusto, l’acer di piccolo fusto, il cinnamomum canphora e il prunus padus. L’amministrazione rende anche noto che “lo studio vegetazionale prevede la piantumazione di aiuole a completamento del verde urbano, oltre alla installazione di una pineta di 171 esemplari su di un’area compresa tra via Monte Bianco e piazza Marmolada attualmente in stato di abbandono”.

Mobilitazione finita dunque? A quanto pare no. Il Circolo Legambiente fa notare l’avvio del taglio degli alberi anche a Collefiorito, definendo quanto messo in atto dall’amministrazione Rubeis un vero e proprio attacco al verde pubblico. Con delle ragioni “inammissibili:  i platani di via Roma sporcano e i costi per la pulizia della strada dalle foglie sono eccessivi e i pini di Colleverde non sono compatibili con il rifacimento del manto stradale (assolutamente non vero). Sui pini di Collefiorito probabilmente grava lo stesso capo di accusa”. Legambiente chiama a raccolta tutte le associazioni e i comitati spontanei per promuovere “ogni tipo di azione utile a fermare questa strage di alberi”. Viene anche chiesta al sindaco la ragione di questo “danno ambientale. Il comune ha l’obbligo, deliberando per decisioni di questa portata – chiude il Circolo – di concertare l'azione amministrativa con le parti sociali e con i cittadini poiché queste intaccano gravemente il patrimonio ambientale, l'interesse pubblico ed anche il patrimonio privato dal momento che, come nel caso di Colleverde, si è stimata, nelle aree soggette al cambiamento paesaggistico, una perdita secca del valore degli immobili superiore al 25%. E non è difficile crederci, basta fare una passeggiata in via Monte Bianco”. Una storia che ha tutte le caratteristiche per diventare uno dei nuovi tormentoni guidoniani. Tutto è cominciato dai platani di via Roma, è proseguito con le ipotesi di referendum, prosegue ora con uno scontro frontale tra comune e Legambiente. Si aspettano nuove battaglie campali.

 

 

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