Droga, spaccio e riciclaggio di auto di lusso rubate. Arrestate 23 persone: Finanza sequestra beni per 2 mln

In Cronaca & Attualità, Roma Est da Roma Est Magazine Commenti

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Un “business criminale” di organizzazione che reimpiegava i proventi dello spaccio di sostanze stupefacenti nella vendita di auto di lusso usate, per lo più rubate. Un riciclaggio di denaro con investimenti immobiliari, con l’acquisito di appartamenti e attività commerciali, ma soprattutto con la ricettazione di auto di lusso di grossa cilindrata, Bmw, Audi e Mercedes, che venivano ripulite in officine di proprietà dei componenti dell’organizzazione e rivendute. Un’organizzazione che è stata sgominata dalle fiamme gialle e che ha portato all’arresto di 23 persone sulla base di un provvedimento cautelare emesso dal gip su richiesta del procuratore aggiunto Pietro Saviotti e del sostituto Pierluigi Cipolla. Un’altra persona è stata arrestata nel corso delle operazioni di perquisizioni e sequestri svolti questa mattina. L’operazione è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa in procura in presenza, tra gli altri, del procuratore Saviotti e del colonnello Fabio Massimo Mendella, capo del I gruppo della guardia di finanza di Roma che ha operato in collaborazione con lo Scico e il comando provinciale delle stesse fiamme gialle. “Nell’ambito di questa operazione – ha detto Saviotti – sono state eseguite 80 tra perquisizioni locali e personali, sequestrati beni per un valore complessivo di due milioni di euro, trovate 80 auto rubate, sequestrati circa venti chili di sostanze stupefacenti”. L’indagine, avviata nell’agosto 2010 nell’ambito dei controlli sullo spaccio di stupefacenti è giunta a questo risultato grazie “all’analisi dei flussi finanziari degli indagati – ha detto Mendella – e ai risultati delle intercettazioni su oltre 60 utenze, per lo più intestate a persone fittizie o usando l’identità di ignari cittadini, tra questi anche quella dell’ex attaccante del Milan George Weah”. Il gruppo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, aveva la base organizzativa a Giardinetti, mentre il riciclaggio in attività commerciali era sulla Prenestina e a Tor Cervara operavano la ricettazione delle autovetture. La droga arrivava nella capitale da Napoli usando canali commerciali in contatto con soggetti appartenenti a clan camorristici campani e in particolare al clan dei Casalesi. Tra gli arrestati infatti risultano due persone residenti in provincia di Caserta e che risultano legati a tale organizzazione mafiosa. Tale canale di approvvigionamento si stava inoltre per ampliare verso la Spagna. Armi e atti intimidatori erano usati dal gruppo nei confronti di soggetti “concorrenti” sul mercato dello spaccio. Ai vertici del sodalizio, ramificato su tutto il territorio capitolino con quartier generale al Casilino, sei italiani che si avvalevano della collaborazione di extracomunitari. Nel corso delle indagini i militari hanno monitorato le singole cessioni di droga, individuando oltre 500 clienti, e ricostruito i passaggi del “business criminale”, come è poi stata chiamata l’operazione.

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