Archeologia, da Via Nova a Casa Vestali. Dopo venti anni riapre il cuore di Roma

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Dopo una chiusura di oltre vent'anni, un restauro complesso e articolato, seguito parallelamente da indagini archeologiche sistematiche condotte da Andrea Carandini con l'equipe dell'universita' La Sapienza, finalmente la Casa delle Vestali riapre al pubblico, insieme alla Via Nova che corre lungo le pendici del Palatino con le sue "tabernae" svelando il prospetto della Domus Tiberiana. A tenerle a battesimo l'evento, il sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro, la soprintendente ai beni archeologici Anna Maria Moretti, il direttore generale alle antichita' Roberto Malnati, l'assessore capitolino alla Cultura Dino Gasperini, il rettore della Sapienza Luigi Frati e il professor Andrea Carandini, presidente del Consiglio superiore dei beni culturali. "La Casa della Vestali ci racconta oggi la sua storia in modo puntuale grazie agli scavi condotti da Carandini – dichiara Moretti – Di questo intervento si e' potuto lasciare una traccia con l'affaccio sulle strutture di eta' augustea, una delle fasi che hanno interessato il sito". Moretti ha ricordato gli accurati restauri filologici anche sul giardino dell'atrio con essenze originarie dell'epoca, con gli stessi roseti che circondano le tre vasche d'acqua, e il restauro delle statue. Ha citato l'importanza dell'apertura della Via Nova, con i resti visitabili delle tabernae dove sono stati ambientati reperti archeologici. "Nuovamente godibile e' la quinta architettonica monumentale del prospetto settentrionale della Domus Tiberiana – avverte – oggetto di consolidamento statico per le criticita' che si devono alla stuazione geologica di queso settore". Un traguardo, ha ribadito la soprintendente, raggiunto grazie alla sinergia con la gestione commissariale, che restituisce circa tre ettari, un ampio settore del Foro Romano. "Spero che questo risultato di Roma possa servire d'esempio per il territorio", commenta Luigi Malnati. "Non c'e' luogo più poetico e importante storicamente di questo – confessa Carandini nella sua lezione di archeologia – Fin dall'epoca protostorica i latini avevano le loro divinita' protettricei del focolare domestico, Vesta e i Lari. Ad un certo momento si crea un culto di Vesta cittadino, il focolare di tutti, cosa che segna l'inizio della citta' di Roma. Quale fortuna, allora, abbiamo avuto noi di poter arrivare in 25 anni di scavo al santuario di Vesta, 6878 metri quadrati, mezzo ettaro di Palatino con una storia che dura almeno 1500 anni. "E' un traguardo che si aspettava da troppi anni – dice Gasperini – frutto di un lavoro incredibile di recupero di un patrimonio fino ad oggi privato alla lettura e alla fruizione del pubblico. Sono sicuro che questa collaborazione straordinaria tra Comune, Ministero e Soprintendenze portera' ad altri risultati entusiamanti". Gasperini ricorda gli interventi finanziati da Roma Capitale per l'area archeologica centrale dal Circo Massimo al Colle Oppio, oltre al progetto specifico sul Tridente.

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