Caso Cucchi: condanna a 2 anni per Claudio Marchiandi. Rinviati a giudizio tre guardie carcerarie, sei medici e tre infermieri

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A giudizio sono andati tre guardie carcerarie Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici imputati di lesioni personali, sei medici dell'ospedale Sandro Pertini, Aldo Fierro, Stefania Corvi, Rosita Caponetti, Flaminia Bruno, Luigi Preite De Marchis e Silvia Di Carlo, tutti tranne la Caponetti sono stati rinviati a giudizio per abbandono di persona incapace. La Caponetti, dirigente medico del Pertini, è stata rinviata a giudizio per abuso d'ufficio e falso.

Per abbandono di persona incapace sono stati rinviati a giudizio anche tre infermieri, Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe. Il processo si svolgerà il 24 marzo davanti alla terza Corte d'Assise di Roma. Condannato con rito abbreviato a due anni di reclusione il funzionario del Dap, Claudio Marchiandi.

Il giudice Liso ha ammesso come parte civile insieme ai familiari di Stefano Cucchi, tra i quali la sorella Ilaria che si è battuta sin dall'inizio chiedendo giustizia per il fratello, anche il Comune di Roma rappresentato dall'avvocato Enrico Maggiore.

La decisione di rinviare a giudizio tutti gli imputati come richiesto dai pubblici ministeri Vincenzo Barba e Francesca Loi è stata presa dopo circa un'ora e mezza di camera di consiglio. "E' stata riconosciuta la validità dell'impianto accusatorio'' ha detto il pm Barba.
"E' stato un momento di grande tensione emotiva – sono state le parole di Ilaria Cucchi – Stefano è morto per le botte. Mi auguro che i pubblici ministeri abbiano ora il coraggio di portare avanti la verità e abbiano l'umiltà di tornare sui loro passi". Alla fine dell'udienza Ilaria e i genitori si sono avvicinati al giudice Liso. "Con lo sguardo ha voluto dimostrarci sostegno umano – ha detto la Cucchi – Ci fa piacere che l'abbia pensata come noi". 
''Non c'è motivo di rallegrarsi, oggi comunque è stato messo un primo tassello per arrivare alla verità – ha aggiunto Giovanni Cucchi, padre di Stefano – Speriamo che quanto accaduto possa servire per migliorare il sistema giudiziario del nostro Paese". "Vogliamo dire grazie – ha proseguito – a coloro che ci sono stati vicini a cominciare dal Comune di Roma, la Provincia di Roma, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e i parlamentari del 'Comitato per Stefano'. Ma riteniamo grave che parte delle istituzioni siano rimaste indifferenti come l'Ordine dei Medici".

L'avvocato Fabio Anselmo, che è parte civile per la famiglia Cucchi, pur esprimendo soddisfazione per la decisione di rinviare a giudizio i dodici imputati e la condanna del funzionario del Dipartimento penitenziario, non ha nascosto l'amarezza per la decisione del gup di non disporre, prima di decidere sulla vicenda, una super perizia richiesta dai difensori delle parti e dalla stessa parte civile. "Resta comunque l'amarezza – ha sottolineato Anselmo – per il fatto che si continui a dire che Stefano è morto per malattia e non per le botte. Andremo al processo con questa falsa ricostruzione che si basa su una consulenza medico-legale insufficiente. Secondo me le lesioni sono una concausa della morte. Non ne faccio una questione ideologica ma di verità e giustizia".

Sulla vicenda è poi nuovamente intervenuto Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle tossicodipendenze. Palazzo Chigi "si costituirà parte civile nel processo" ha detto Giovanardi. "Le decisioni del gup sul caso Cucchi, che condivido pienamente – ha affermato – dimostrano come siano state corrette e appropriate le considerazioni da me svolte dopo la morte di Stefano Cucchi".

"Era ed è evidente, infatti, che ci sono state responsabilità che il Pubblico ministero ha identificato con precisione, graduandone le rispettive gravità – ha poi aggiunto – Ma è altrettanto vero che, alla luce dei precedenti 17 accessi al pronto soccorso del giovane Cucchi a causa di ripetute ferite, contusioni e fratture, e delle patologie di cui soffriva a causa della sua pregressa condizione di tossicodipendente, non si può sostenere che la droga, purtroppo, non abbia giocato un ruolo negativo in questa vicenda".

"Mi piacerebbe che i parenti – ha concluso – assieme a noi del Dipartimento antidroga, perseguissero non soltanto l'obiettivo di punire i responsabili di quanto accaduto ma anche di mettere in guardia i giovani dai pericoli insiti nelle vite segnate dalla droga". (adnkronos)

 

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