Alcune ville della Capitale sono tra i beni acquistati da imprenditori ritenuti prestanome del clan Bidognetti, affiliato ai Casalesi, sequestrati dagli uomini della Guardia di finanza del Gico (contro la criminalità organizzata) e della polizia tributaria di Roma. I sigilli sono stati messi non solo a Roma ma anche nelle province di Napoli e Caserta. Si tratta di sei aziende attive nei settori allevamento bufalino, produzione di latte, costruzioni edili, noleggio biancheria, commercio all'ingrosso di prodotti in pelle e un distributore di carburanti e trentotto polizze vita. Valore complessivo: cinque milioni di euro. I provvedimenti sono il secondo round dell'inchiesta coordinata dalla magistratura napoletana e condotta dagli investigatori del colonnello Roberto Piccinini che a luglio ha portato all'arresto di sei persone, indagandone altre 46 (per le quali era stata richiesta la stessa misura cautelare). Il nome dell'operazione – «Intoccabili» – era stato scelto proprio in relazione al ruolo dei sei: tutti imprenditori, ciascuno sospettato di aver creato società finanziate dal clan Bidognetti allo scopo di inserirsi nel circuito degli appalti pubblici, dall'autostrada Salerno-Reggio Calabria alla ricostruzione dell'Aquila post-terremoto. Prima di dare il via ai cantieri, la Finanza ha ridisegnato la ragnatela di rapporti, società e imprenditori ed è intervenuta stroncando i piani che avrebbero consentito alla camorra di riciclare grosse somme di denaro e di mettere le mani su soldi pubblici attraverso attività appartentemente legali. Oltre ai Comuni già definiti a rischio infiltrazione nel sud del Lazio, è Torvajanica il centro dell'area romana finito nel mirino della criminalità organizzata e poi della Finanza. Le indagini continuano.
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