Sono 19 le misure di custodia cautelare in carcere eseguite dal personale degli investigatori della Questura di Roma, di cui le ultime 9 all'alba di oggi, a conclusione di un'indagine che ha consentito di smascherare un "giro di truffe" in danno di istituti di credito della Regione Lazio. Tra gli affiliati all'associazione anche alcuni soggetti legati agli ambienti della 'ndrangheta e al clan Vrenna/Bonaventura/Corigliano. In pochi mesi avevano "acceso" oltre 70 conti correnti in 30 diversi banche della regione, con la emissione di oltre 100 carnet e 2000 assegni. Di questi, fin'ora solo 125 titoli di credito immessi sul "mercato" e poi protestati hanno fruttato un guadagno di circa 450.000 euro. L'associazione operava in varie province del Lazio, tra cui Roma, Viterbo, Latina e Frosinone. In pochissimi casi le truffe sono state messe a segno anche in Emilia Romagna. L'indagine degli uomini della Questura di Roma che ha consentito di porre fine al giro di truffe ai danni di istituti di credito della Regione Lazio prende spunto da una verifica effettuata dalla Volante del Commissariato "Porta Pia" nel novembre del 2009, quando, dopo aver proceduto al controllo di uomo, lo ha trovato in possesso di numerosissima documentazione bancaria. L'uomo, L. C., un pregiudicato calabrese di 65 anni, oltre al materiale cartaceo, consistente in gran parte in documentazioni bancarie di conti correnti non intestati a lui, è stato trovato in possesso di alcuni assegni in bianco già firmati, nonché di carte bancomat di dubbia provenienza. Insospettiti, i poliziotti avevano deciso quindi di approfondire i controlli. Nel corso dei mesi l'attività d'indagine, gli esiti dei pedinamenti e degli appostamenti effettuati nei confronti degli indagati, coniugati con i riscontri delle intercettazioni, ha consentito di far emergere e di smantellare un'intera struttura specializzata in truffe milionarie in danno di istituti di credito e privati cittadini. In particolare, L. C., a capo dell'organizzazione e con precedenti specifici, avvalendosi della collaborazione di alcuni corregionali, tra cui qualcuno legato agli ambienti della "ndrangheta" e al "clan" Vrenna/Bonaventura/Corigliano. Il piano della banda prevedeva elevati Guadagni a fronte di un "rischio calcolato" di una denuncia per semplice truffa. I componenti , 19 persone in tutto, sotto la minuziosa regia del "capo", hanno iniziato ad accendere conti correnti bancari, sia personali che a nome di fittizie società abilmente costituite. Con astuzia, gli affiliati dell'associazione, prima di allacciare rapporti con le Agenzie di credito, hanno regolarizzato la loro posizione anagrafica ed ottenuto la residenza in alcuni comuni del Lazio, anche al fine di carpire la fiducia dei Funzionari di Banca. Grazie alla residenza nella regione Lazio, riuscivano così ad ottenere l'apertura di conti correnti, corredati di carnet di assegni e carte bancomat. Proprio attraverso gli assegni e i le carte di credito riconducibili ai predetti conti correnti effettuavano pagamenti per acquisti che gli ignari venditori non avrebbero mai riscosso per la mancanza della "provvista" sul conto. In alcuni casi i libretti di assegni venivano anche venduti a terzi che, a loro volta, li acquistavano per porre in essere analoghe truffe. Le indagini svolte fin ora hanno permesso di accertare che sono almeno 71 i conti correnti accesi in 30 diversi Istituti di Credito del Lazio, per un totale di 100 carnet e 2000 assegni circa. Sono 125 invece gli assegni emessi e risultati protestati per un valore totale di circa 450.000 euro. Al termine dell'indagine, che ha richiesto uno sforzo significativo da parte degli agenti del Commissariato di Porta Pia, diretti da Mauro Baroni, sono state emesse 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere sgominando l'intera banda.(omniroma)
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