Risarciti con un milione e seicento mila euro due coniugi della provincia di Chieti a seguito di un errore nella diagnosi prenatale eseguita dal noto ospedale pediatrico romano
Il risarcimento di un milione e seicento mila euro che l’ospedale Bambin Gesù dovrà ad una coppia di coniugi, residenti in un comune della val di Sangro (Chieti), non allieverà certo la loro sofferenza di genitori. Una terribile malattia congenita ha infatti portato via il loro primo figlio e della stessa è stata colpita anche la seconda figlia, a fronte di un esame prenatale che invece ne aveva escluso la possibilità.
Il giudice Cecilia Bernardo, della seconda sezione civile del tribunale di Roma, al termine dell’udienza ha dato ragione ai due genitori che hanno appunto ricevuto, dall’ospedale, una diagnosi prenatale errata. I problemi della coppia iniziarono nel 1993, con la nascita del primo figlio a cui, dopo pochi mesi, venne diagnosticato, dai medici dell’ospedale pediatrico romano, la ceroide lipofuscinosi neuronale infantile, di cui madre e padre sono portatori sani.
I medici avevano però rincuorato la coppia, sostenendo che una seconda gravidanza sarebbe andata a buon termine, se supportata con mirati ed attenti esami. Così nel 1999 la signora rimase nuovamente incinta e dopo il risultato favorevole della villocentesi nacque una femminuccia.
Intorno al diciottesimo mese di vita anche alla bambina però venne diagnosticata la stessa terribile malattia. Così la coppia, che nel frattempo ha perso il primo figlio, difesa dagli avvocati Luigi Comini e Filippo Paolini del Foro di Lanciano è riuscita ad ottenere sia la condanna dell’ospedale che quella del medico che materialmente fece l’esame molecolare prenatale.
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