Roma, 22 ott – È ufficialmente partito il restauro della seicentesca Cappella della Passione della chiesa di S. Maria in Aquiro, in piazza Capranica, che custodisce tre grandi tele considerate l'ultima testimonianza di una committenza legata a maestri caravaggeschi a Roma, nonchè l'ultimo nodo attributivo da sciogliere visto le attribuzioni lacunose che ancora non convincono del tutto gli storici. Si tratta della'Incoronazione di spine, la più valida da un punto di vista della qualità stilistica, attribuita oggi al francece Trophime Bigot, la Flagellazione, legata all'anonimo Master of Candlelight, e la Pietà che è la pala d'altare, l'unica citata da un documento datato al 1634 che chiama in causa un misterioso Maestro Jacomo pagato 60 scudi. A presentare l'operazione, che sarà promossa dalla Soprintendenza e sostenuta per le tele con circa 40mila euro dall'Associazione Biennale internazionale d'Antiquariato di Roma, oggi presso Palazzo Venezia la soprintendente al polo museale romano Rossella Vodret, il presidente della Biennale di Antiquariato Cesare Lampronti, i curatori della Biennale Marco Fabio Apolloni e Luigi Michielon e del restaurato Carlo Giantomassi che con la moglie Donatella Zari effettueranno il restauro. "Abbiamo scelto queste opere perché siamo nell'anno di Caravaggio e il discorso si allarga alla sua cerchia, pittori di grande rilevanza accecati dalla stella di Caravaggio e rimasti nell'ombra – dice Vodret, che entra nel dettaglio delle tela Per la pala d'altare con la Pietà, abbiamo un documento di pagamento effettuato nel 1634 al pittone Jacomo di cui però le fonti tacciono. Più attendibile L'incoronazione di spine legata a Trophime Bigot, ma più confusa la Flagellazione. Comunque soluzioni che non ha convinto". E continua Vodret: "A tutti gli effetti si tratta dell'ultima committenza di natura caravaggesca, a vent'anni dalla partenza di Caravaggio da Roma. L'attribuzione più solida a Bigot risulta pero' controversa perche' il Bigot a quell'epoca mostrava altre soluzioni stilistiche. Inoltre, mentre Caravaggio usava illuminare le cene dei qudri con l'effetto di una luce esterna,qui sulla scia di Gerardo Delle Notti si porta la luce nel quadro". E Rossella Vodret spera di far luce sulla mano di Georges de La Tour: "L'opera di Trophim Bigot puo' essere in stretta relazione con La Tour – dice Vodret – Se in quegli anni non e' documentato a Roma, e' più probaile che egli vi sia stato tra il 1610 e il 1616 e abbia fatto parte della stessa colonia francese. Questo restauro puo' far luce sulla problematica su La Tour, ed e' una buona palestra per preparare la grande mostra su La Tour che faremo nel 2014". In sostanza, conclude Vodret: "Ci aspettiamo molto da questo restauro. Saranno effettuate le indagini diagnostiche per sapere chi sono, date certe, e pentimenti. Con questo restauro verrà chiarito uno dei più complessi probleimi atrbuitivi del tardo caravaggismo romano". Apolloni racconta la curiosità che "Il mecenate della cappella fu un certo Marco Antonio Pizzichetti che aveva la bottega d'olio a piazza Capranica" e avanza la possibilità che "siano tre pittori diversi per le tele, e non mi stupirei se due fossero stranieri e uno italiano". Conclude Giantomassi: "I quadri che conosciamo bene hanno sempre suscitato in noi interesse perché misteriosi. Sono tre pittori diversi e certo appare strano e' che un committente abbia chiamato proprio tre artisti diversi". Quanto alla conclusione del restauro, annuncia Michielon: "Nella prossima edizione della Biennale del 2012 verranno presentate le tele, per poi essere definitivamente collocate nella Cappella, dove durante i lavori saranno sostituite da fotografie a grandezza naturale. I fondi per il restauro arriveranno da tutti gli antiquari dell'edizione del 2012". (OMNIROMA)
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